DI ANTONIO ARRICALE – I problemi non vengono mai da soli. Il detto vale anche a proposito dei disastrati trasporti campani e, in particolare, per l’EAV, l’azienda che gestisce la fetta più consistente della mobilità regionale. La quale ha vissuto un’altra giornata di passione. Ma anche azienda su cui sono puntati – per le ragioni che andiamo raccontando ormai da giorni – le attenzioni degli addetti ai lavori. E non solo. Anche perché, tutto ciò che avviene – nel bene e nel male – dalle parti di Porta Nolana è foriero di quanto poi si riverbererà sull’intero comparto. Insomma, l’EAV è come la famosa mosca cocchiera della favola di La Fontaine. Conviene seguirne il percorso, per capire dove andrà a parare o, più semplicemente, sbattere.
Intanto, però, l’azienda continua a soffrire, per così dire, delle solite pressioni, interne ed esterne, che puntualmente ne rallentano l’azione. Nel senso che sono vissute con evidente insofferenza dai grandi manovratori delle sorti aziendali: il presidente Umberto De Gregorio in testa e, a seguire, i vari dirigenti dei servizi.
A mettere il bastone tra le ruote o tra le rotaie – verrebbe da dire – un giorno sì e l’altro pure, sono al solito gli utenti. I quali, ancora oggi, attraverso la variegata rappresentanza dei “comitati di lotta” che, alla bisogna, spuntano come funghi, hanno provato a far capire al vertice dell’azienda che i nuovi orari dei treni – benché rimodulati su un supposto miglioramento dell’indice di puntualità – non aiutano, ma anzi creano ulteriori problemi ai pendolari, a chi si deve recare in particolare al lavoro. E, però, alla precisa richiesta del ripristino delle vecchie corse, il comitato ha ottenuto soltanto un irremovibile diniego, che ha fatto surriscaldare – se possibile – ancor più il già non facile confronto.
Peraltro, al vertice dell’azienda è stato fatto notare anche che la puntualità è un parametro tutto sommato inutile, se è riferito anche ad orari che non vengono assolutamente incontro alle esigenze dei pendolari. Senza dimenticare il fatto che spesso, la nuova organizzazione del movimento treni, costringe ad assurdi cambi, che sono proprio conseguenza del taglio di molte corse dirette.
Ovviamente, non sono state soltanto queste le argomentazioni venute fuori dal cahier de doléances degli utenti. Ci sono, per esempio, le continue cancellazioni di corse per carenza di personale, oltre che per “i treni vecchi”. E su questo punto, intanto, sono proprio i macchinisti a precisare a muso duro: “I treni vecchi, se ben manutenuti, possono fare servizio per tanti anni ancora. Evidentemente è proprio la manutenzione che manca. Intanto, la questione sembra agitata ad arte ogni qual volta si cerca un alibi rispetto all’attesa dei nuovi treni, la cui messa in esercizio – fra consegna e collaudi, lo sanno tutti – richiederà alcuni anni. La carenza personale, invece, stride con i continui annunci delle 1200 assunzioni fatte dalla gestione del presidente De Gregorio. Ebbene, dove si sono andati a nascondersi – dicono ironicamente le voci di dentro, che, per evitare ritorsioni, preferiscono restare anonimi – questi lavoratori, visto che l’azienda non ha personale per garantire i servizi?”
Poi ci sono – e di ben altro tenore, ovviamente – le pressioni che muovono dall’interno dell’azienda. Ieri, tanto per dire, a lasciare bianco, senza firma, il rigo del proprio foglio di servizio sono stati ben 150 autisti. Un numero enorme, registrato ben oltre il normale tasso di assenteismo giornaliero per malattia. Eppure non smembra essere, questo, il periodo dello stagionale picco influenzale. Dunque, c’è dell’altro dietro questo fenomeno. E, tuttavia, invece di provare a comprendere, a questo stato di cose il dirigente al personale, ha pensato di reagire con una lettera molto forte, addirittura di minacce, inviata alle sigle sindacali, nella quale, oltre a chiedere un atteggiamento maggiormente responsabile dei lavoratori, ha precisato che avrebbe “informato e attivato i controlli dell’INPS”.
Lettera che, evidentemente, aizzerà ancor di più la protesta interna, dal momento che sembra non voler cogliere i motivi veri della protesta, legata – in tutta evidenza – ai turni di guida diventati più pesanti ed anche ai cosiddetti turni “a ripresa”, vale a dire, turni spezzati.
Ma, niente, alla politica del confronto l’azienda intende opporre la politica muscolare. In perfetto stile deluchiano.
(6. Continua)