INCHIESTA /4. I TRASPORTI REGIONALI Lavori infiniti, corse insufficienti, disservizi e proteste quotidiane: EAV, l’azienda che piace solo a De Luca e De Gregorio

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DI ANTONIO ARRICALE – Ma è proprio vero che il sistema dei trasporti gestito dalla Regione Campania attraverso le sue partecipate – in particolare, l’Ente autonomo Volturno srl – fa acqua da tutte le parti?

Le proteste che con frequenza snervante vengono inscenate più o meno giornalmente da sedicenti comitati degli utenti sono davvero fondate o – hai visto mai – magari nascondono una regia occulta? Insomma, si tratta di disagi veri o di sit-in montati ad arte dall’opposizione – è lecito immaginare, a questo punto – politica?

Le domande non sono campate in aria, ma hanno un suo perché. A giudicare, infatti, dai risultati di esercizio, insomma dai numeri riportati in bilancio – e i numeri, si sa, non mentono mai, a meno che non siano taroccati (e non è questo il caso) – l’azienda EAV srl è tutt’altro che in crisi, come invece verrebbe facile pensare, sulla scorta, appunto, delle infinite proteste e polemiche che si leggono sui giornali. Giusto per ricordare: il 23 novembre scorso c’è stato un presidio di protesta dei comitati presso la Stazione di Porta Nolana; il 22 ottobre: proteste dei pendolari a Sorrento; il 18 ottobre, protesta nel baianese; il 7 ottobre: sit-in presso la stazione di Avella e si potrebbe continuare, andando a ritroso, per tutti i mesi dell’anno.

Allora, come stanno veramente le cose?

Appena dieci anni fa – dunque, il supermanager Umberto De Gregorio non era ancora arrivato – l’azienda che gestiva il comparto pubblico dei trasporti in Campania registrava perdite per 289 milioni: una cifra monstre, circa 600 miliardi delle vecchie lire, tanto per dire. È lo stesso De Gregorio che ce lo ricorda, a piè del curriculum vitae sottoscritto di pugno e depositato agli atti ufficiali. Ebbene, al 31 dicembre del 2015, dopo neanche sei mesi di gestione, nella doppia veste di presidente e amministratore delegato della holding, il manager annota una perdita per 26 milioni di euro. E già in queste cifre c’è del miracoloso, evidentemente. E come ciò sia potuto accadere, vale a dire, un recupero di 263 milioni di euro di perdite in nemmeno un anno di gestione, lo abbiamo in parte già detto. Come si ricorderà, infatti, a metterci una pezza è intervenuto Pantalone, attraverso la famosa erogazione straordinaria di fondi, da parte del governo, propiziata dall’allora presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro. E sia.

Il caso di studio, invece, diventa il bilancio del 2016, quando EAV srl registra invece un utile di ben 31 milioni. E qui siamo, ormai, in piena gestione De Gregorio, che perciò fa registrare un salto positivo delle cifre di ben 57 milioni (26 milioni di perdita cui si aggiungono 31 milioni di utile). Da autentico campione. E che il supermanager dell’azienda del trasporto pubblico campano si possa considerare un autentico mago – dei numeri, almeno, se non proprio dell’efficienza del servizio erogato – lo dimostrano anche i bilanci degli anni successivi: 34 milioni di utili a fine 2017; 28 milioni di incassi netti a fine 2018. D’accordo, la performance, negli anni successivi, va via via scemando, al punto da registrare – a fine dello scorso anno – un modestissimo 2,5 milioni di euro. Ma che fa comunque dire a De Gregorio: “Abbiamo mantenuto l’impegno di mantenere in equilibrio economico e finanziario la società, dopo il salvataggio avvenuto nel 2016”. Punto, questo del salvataggio, non del tutto vero – come i lettori di queste note ormai sanno bene – ma che gli lasciamo dire per dovere di cronaca. Così come, sempre con le pinze, registriamo fedelmente il commento al bilancio nella parte che riguarda gli investimenti: “Circa 5 miliardi di euro con 81 cantieri aperti ad oggi per un rinnovamento totale della infrastruttura ferroviaria e del parco treni”.  

E, tuttavia, resta in ogni caso delegato alla parte misteriosa di questa storia, il fatto che questi risultati siano stati raggiunti nella più assoluta assenza di un piano industriale, senza che sia stato concordato, redatto e presentato un piano aziendale e senza neppure uno straccio di un piano di recupero. Almeno noi – e con noi i sindacati interni all’azienda – non ne abbiamo trovato traccia.

Vero è che Umberto De Gregorio non è soltanto un tecnico della gestione e della contabilità, è pure uno studioso della materia, potendo annoverare – tra i titoli portati in evidenza – un incarico di docenza (2002) in Diritto del Mercato Finanziario presso la scuola “Jean Monnet” di specializzazione in diritto ed economia dell’Unione europea della Seconda università degli studi di Napoli, ora Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli, insomma, l’università di Caserta.

Incarico supportato, inoltre, da pubblicazioni specifiche e da una fitta attività professionale di gestione o semplice partecipazione nel cda di un numero ragguardevole di società di capitali con ragioni sociali che spaziano dalla finanza, alla sanità, al commercio e via dicendo.

Mentre, opportunamente, il presidente dell’EAV ha cancellato dal curriculum la docenza di Economia Aziendale nell’Istituto tecnico commerciale “A. Diaz” di Napoli non perché, sia ben chiaro, se ne vergogni – certo, il grado scolastico di media superiore non è comunque prestigioso quanto quello universitario – ma perché all’epoca (siamo nel 2017) il doppio incarico – di professore e amministratore di un’azienda pubblica – gli procurò un esposto inviato alla Procura di Napoli e all’Enac per incompatibilità. Insomma, un grattacapo o poco più.  

(4. Continua)

(Nella foto, da sinistra De Gregorio e Da Luca si fanno un selfie)