INCHIESTA /3. I TRASPORTI REGIONALI – EAV: il trimurti De Gregorio (presidente, amministratore e direttore) migliora i conti (forse) ma non il servizio

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L’INCHIESTA DI ANTONIO ARRICALE – Umberto De Gregorio, commercialista, è dal lontano luglio 2015 presidente e amministratore delegato dell’EAV srl, Ente Autonomo Volturno, l’azienda che gestisce per conto della Regione Campania il trasporto pubblico su gomma, ferro e funivia. Una vita. Nove anni, infatti, rappresentano un periodo temporale che non ha riscontro nella vita media di un qualsiasi manager pubblico, indipendentemente dalla bravura.

E, in effetti, De Gregorio bravo lo è. O, meglio, tale si considera. Infatti, non perde occasione per accreditarsi non solo come il salvatore del comparto trasporti, che era giunto sull’orlo del baratro, ma quasi come una sorta di messia, che ne ha rilanciato sviluppo ed efficienza. Cosa, ovviamente, a cui utenti e pendolari non credono, a giudicare dalle proteste pressoché quotidiane che, per un motivo o un altro, vengono inscenate per protestare, appunto, contro i quotidiani disservizi causati dall’azienda.

E, tuttavia, che sia bravo De Gregorio non solo lo dice, ma lo scrive addirittura nel suo curriculum, che ha depositato presso la Regione e presso la stessa EAV, a giustificazione degli incarichi che ricopre. Con la sua guida, infatti – si legge sui siti web dei due enti – il valore dell’azienda che presiede, amministra e dirige – e sì, perché da qualche anno De Gregorio ne è anche direttore generale, con tutto quello che, in termini di stipendio, il cumulo delle tre cariche gli porta ogni fine mese in tasca – è accresciuto di quasi 15 volte. Per l’esattezza, è passato da 10 milioni a 143 milioni di euro. Un salto che ha dell’incredibile, oggettivamente, ripetiamo, anche per il più bravo dei manager. Soprattutto se di aziende pubbliche.

E, infatti, qualche dubbio sorge alla fine a voler spulciare bene tra le cifre. Ci si rende conto, infatti, quasi subito che, quelli De Gregorio, più che di risultati brillanti, sono il frutto di una supervalutazione del proprio ego. Merito, peraltro, della stoffa di gran comunicatore che si porta dietro. Certo, a essere bravo è bravo: intanto perché – come si è detto – è di gran lunga il manager pubblico più longevo alla guida di una stessa azienda partecipata. D’accordo, in questo è agevolato dallo sponsor politico – il presidente della Regione De Luca – che pure resiste ormai da quasi dieci anni al vertice dell’Ente di via Santa Lucia e che, ancora oggi, a tutto pensa fuorché di mollare la poltrona anche per il terzo mandato. E, dunque, è ipotizzabile che anche De Gregorio si avvii a battere tutti i record di permanenza alla guida di un’azienda pubblica, cumulando peraltro tre incarichi: presidente, amministratore, direttore generale.

E, però, bisogna dare pane a pane e vino a vino. Insomma, non è sempre oro quello che luccica.

Quando De Gregorio arrivò al vertice dell’Eav, infatti, il piano Voci era stato quantificato in 950 milioni di euro. I primi 350 milioni erogati nel biennio 2013/14 servirono, infatti, a pagare fornitori strategici come Lucchini, banche e debiti con l’erario. Sicché, quando nel 2015 subentrò De Gregorio, il piano di risanamento era già quasi terminato e il pareggio di bilancio praticamente raggiunto. Al punto, ricordano le voci storiche di dentro, che la Corte dei Conti arrivò ad indicare nell’EAV un’azienda virtuosa, da portare ad esempio per la capacità dimostrata di emergere da oggettive difficoltà gestionali. Quindi, quando arrivarono i famosi 600 milioni approvvigionati dall’allora presidente della Regione, Stefano Caldoro, non per sanare i conti, ma sarebbero dovuti servire per far partire i cantieri per l’ammodernamento delle reti e infrastrutture, oltre che per il rilancio vero e proprio dell’azienda.

Ed è proprio questo bersaglio che il manager sembra tutt’altro che aver centrato. L’unico, peraltro, connesso alla sua principale mission. Al di là, infatti, che i cantieri per l’ammodernamento e rilancio delle reti (Circumvesuviana e Valle Caudina, per citarne solo due) sono ancora – a distanza di nove anni – quasi tutti aperti e, alcuni, ben lungi dal vedere la parola fine, gli unici impegni che il Trimurti (presidente, amministratore e direttore generale) finora ha sempre e solo rispettato è il piano delle assunzioni. Concorsi, tuttavia, che sono stati espletati non tanto per far circolare treni e autobus, quanto per mettere a punto – alla bisogna – la macchina elettorale del “padrone di casa” per così dire, e cioè di Vincenzo De Luca.

Solo così si spiega, infatti, la propensione da parte dell’azienda ad assumere impiegati amministrativi e figure professionali di fascia alta, anziché macchinisti e autisti. Assunzioni – nemmeno a dirlo – che hanno fatto lievitare di buona misura i costi del lavoro, senza tuttavia – come andiamo dicendo – migliorarne l’efficienza. Operazione, peraltro, assai difficile con una flotta di appena 50 treni, la cui età media è di mezzo secolo, mentre si aspettano con impazienza i restanti 55 treni nuovi che dovranno aggiungersi a quello esposto in bella mostra a porta Nolana e che difficilmente potranno circolare sull’attuale strada ferroviaria.

E siccome, poi, per poter continuare ad attingere ai fondi europei a Bruxelles hanno deciso che gomma e ferro non possono più stare insieme, nella stessa azienda e sotto un’unica gestione e, inoltre, che le buone pratiche amministrative devono in ogni caso tener conto delle sinergie di scopo, il dottor De Gregorio, interpretando fino in fondo il proprio ruolo, si è mosso finora in modo tale da favorire – indirettamente, s’intende – la consorella Air Campania srl, che infatti da circa 300 dipendenti ora ne conta quasi 1500. Ma di questo si parlerà nel prosieguo, perché il capitolo De Gregorio riserva ancora molte sorprese.  

(3. Continua)

(Nelle foto, in alto: Umberto De Gregorio e Vincenzo De Luca, pendolari, i treni fermi della Valle Caudina e un convoglio della Circumvesuviana)