L’INCHIESTA DI ANTONIO ARRICALE – Il settore dei trasporti, in Campania, si contende il podio dei disservizi e degli sprechi con quello della Sanità. Ma questa è un’altra storia di cui, prima o poi, pure ci occuperemo.
In tema di mobilità urbana, dunque, l’azienda che ne riassume pregi (pochi) e difetti (tanti) – come una buona fetta dei pendolari regionali sanno, per viverli giornalmente sulla propria pelle – è l’Ente autonomo Volturno, in sigla EAV. La società è a responsabilità limitata ed è interamente posseduta dalla Regione Campania, che l’ha dotata di un capitale di 50 milioni di euro. Vi tralascio, perciò, la storia dell’Ente – nato a inizio del secolo scorso, su iniziativa del comune di Napoli, per la realizzazione e gestione di una centrale idroelettrica sul fiume Volturno – per soffermarci, invece, com’è giusto, sulla quella che, intanto, è diventata la principale azienda regionale che opera nel settore del trasporto pubblico su gomma, ferro e funivia.
Così come la conosciamo adesso l’EAV nasce nel 2012 – non proprio sotto una buona stella, va detto – a cavallo delle gestioni di Antonio Bassolino e di Stefano Caldoro a Palazzo Santa Lucia: il primo ex comunista, il secondo del Nuovo Psi confluito nel centro destra di Berlusconi (PdL).
Se infatti l’idea non è proprio peregrina – e, cioè, quella di unificare il trasporto ferroviario, automobilistico e funicolare gestiti da Circumvesuviana, Metro Campania NordEst e Sepsa elevandolo finalmente a sistema urbano ed interurbano degno di questo nome – trova pur sempre un limite nella qualità della politica che puntualmente se ne occupa. Del resto, qualcosa di simile era già avvenuto nel 2007, con la sigla EAV Bus e la regia dell’assessore Ennio Cascetta, ordinario di chiara fama di Infrastrutture e sistemi di trasporto della Federico II e, nella circostanza, assessore al ramo dell’ex sindaco di Napoli divenuto presidente della Regione. La soluzione, infatti, benché di studio, arrivò ad un passo dal baratro.
Il disegno Bassolino-Cascetta restava, in ogni caso, l’unico sul tavolo per evitare la bancarotta del settore, che già occupava diverse migliaia di addetti e, dunque, che andava assolutamente scongiurato. Sicché, al nuovo presidente della Regione, Stefano Caldoro, insediatosi poco meno di due anni prima, toccò recarsi a Roma col cappello in mano, riuscendo a farsi finanziare la bella cifra di 600 milioni di euro. Risorse che evitarono non soltanto la bancarotta del settore, ma furono anche utili per completare il progetto di incorporazione delle diverse società che si occupavano del settore, dando vita, appunto, all’azienda EAV srl così come la conosciamo adesso.
Ed è questa la corposa dote che il nuovo presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca – il quale intanto si è preso la rivincita su Caldoro, che lo aveva battuto cinque anni prima – si ritrova a gestire. Ed è anche questo il momento in cui cominciano nuovi guai per l’azienda.
La montagna di soldi che sono arrivati da Roma, infatti, dovrebbero essere investiti in parte per soddisfare i creditori, ma anche – e rappresentano la quota maggiore – per portare a sistema un settore che fa acqua da tutte le parti. E un sistema appena decente di trasporto locale – è chiaro anche ai non addetti ai lavori – non può prescindere dall’infrastrutturazione e ammodernamento della rete. Impegno, questo, specificatamente espresso, peraltro, nella destinazione del finanziamento, che però – come da qui a poco vedremo – viene puntualmente disatteso.
E chi vien posto alla guida della società nuova di zecca che dovrà gestire risanamento e rilancio del sistema locale del trasporto pubblico? Nemmeno a ricordarlo: lui, proprio lui: Umberto De Gregorio, dottore commercialista, militante comunista nella sezione di Napoli negli anni giovanili, grande sponsor politico di Antonio Bassolino prima e deluchiano di ferro oggi.
De Gregorio, infatti, è dal lontano luglio 2015 il nuovo presidente e amministratore delegato dell’EAV. Un’azienda – scrive orgogliosamente, il Nostro, nel suo curriculum vitae – che al momento del suo insediamento, registra perdite per 26 milioni di euro, ma che nel 2020, anno di rinnovo del mandato del presidente De Luca, di cui segue la sorte politica, si vanta di aver portato non solo in utile, ma di averne accresciuto il valore da 10 a 143 milioni di euro. Insomma, un manager di grande capacità, che sarebbe da considerarsi una risorsa sia per la Regione che lo ha voluto a quel posto, e sia soprattutto per la stessa azienda, che infatti è diventata modello di gestione e sviluppo in tema di trasporti. E ci sarebbe da credere, se la realtà non mostrasse altre e ben più insopportabili facce.
Torniamo, infatti, per un attimo a quella enorme provvista di denaro pubblico che Roma assicurò alla neonata azienda. E, cioè, a quei 600 milioni di euro (più i molti altri ancora reperiti dalle ordinarie risorse, oltre che dai fondi europei) che avrebbero dovuto essere impiegati per l’ammodernamento e lo sviluppo della rete. Ebbene, dal 2015 ci sono cantieri ancora aperti sulle linee flegree, raccontano le voci di dentro. Così come i raddoppi delle linee della Circumvesuviana sono ancora di là da venire. E la ferrovia Benevento-Napoli, via valle Caudina, unica tratta capace di collegare il capoluogo sannita con la città metropolitana, è chiusa dal 2021. Di questa tratta, anzi, sono diventati ormai una sorta di barzelletta gli annunci che, ogni sei mesi, con puntualità – questa sì svizzera – ne spostano la riapertura dopo altri sei mesi.
Gli unici impegni che sono andati in porto, ricordano non senza ironia, i nostri interlocutori sono due. Il contratto di servizio che, oltre alla proprietà, lega l’azienda alla Regione, nel passaggio da Caldoro a De Luca, è aumentato a dismisura: da 150 a 180 milioni di Euro. Anche se, paradossalmente, nel frattempo i km di servizio sono addirittura diminuiti. E poi sono aumentate, ovviamente, le assunzioni. Ma, come vedremo, di figure che non servono agli utenti per viaggiare meglio, semmai di quelle che servono alla politica.
(Continua 2.)
(Nelle foto, in alto, da sinistra: Antonio Bassolino, Stefano Caldoro, viaggiatori della Circumvesuviana e Vincenzo De Luca; nel testo, Umberto De Gregorio, una stazione della Valle Caudina e viaggiatori a piedi sui binari della Circumvesuviana)