IMPRENDITORI & IMPRESE / Area Industriale di Calitri (Av): nomi nuovi, stesse storie, il carosello delle società che affossano il Sud

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CALITRI (AV) – di ANTONIO ARRICALE – La storia del lotto 9 è una sorta di carosello societario all’incontrario. Nel senso che a girare, pur restando ferme, non sono le merci, ma le società. O, meglio, cambiano i nomi – la ragione sociale – ma non la sostanza – l’oggetto sociale – delle società, sicché ricostruirne i passaggi spesso diventa un vero e proprio rompicapo. Ad ogni modo, proviamo, per quanto possibile, a mettere un po’ di ordine in questa storia intricata.

Intanto, partiamo dal protagonista assoluto del lotto 9 dell’area industriale di Calitri: Luigi Manco, un 87enne – ci dicono – ancora in sella, nonostante qualche acciacco dovuto all’età. E fissiamo anche un data di partenza: il 1993.  I primi anni Novanta – quelli più avanti con l’età lo ricorderanno bene – sono gli anni di Tangentopoli.

A Napoli Luigi Manco – non a caso è etichettato come il Mario Chiesa partenopeo – è assessore democristiano di una giunta pentapartito, come si diceva allora, praticamente di centro sinistra ma senza il Pci. È già collegato, all’epoca, alla bancarotta fraudolenta della S.G.A.I. Spa con uno Stabilimento a Nusco di proprietà dell’Asi di Avellino, per finanziamenti per 16 miliardi di vecchie lire (Fallimento n. 190/2005 del Tribunale di Padova) essendo uno dei sindaci della società, che peraltro inizialmente aveva proprio sede Legale presso il suo studio di commercialista. E proprio qui – quando venne arrestato per fatti di corruzione politica – la guardia di finanza rinvenne 4 cassette zeppe di telefonate registrate con politici e imprenditori che parlavano dettagliatamente delle mazzette collegate agli appalti pubblici, di cui scaturì – come si è detto – il filone napoletano della Tangentopoli.

Un altro elemento che emerge – nella circostanza – è che Luigi Manco sia da indagato che da imputato è riuscito in ogni caso ad attingere, in modo diretto o indiretto, finanziamenti pubblici.

Ma torniamo alla storia del Lotto 9. Nel 1993 Luigi Manco è socio, attraverso la SOG. Depositi srl – quota di cui poi diventa proprietaria formale la moglie Maria Teresa Pannella – della Fai srl che successivamente Fallisce. Ed è appunto questa la società proprietaria del lotto in questione. Ed è da questa società, a sua volta – attraverso nomi di comodo – che Luigi Manco, dal curatore fallimentare attraverso la SAM srl subentra nel lotto 9 dell’Asi di Avellino.

Ad operazione appena conclusa è, successivamente, la figlia Paola, che intanto è diventata amministratore della SAM srl, a dividere il lotto 9 in tre frazioni 9/1, 9/2, 9/3 insediando oltre alla SAM anche la società IBS srl (che poi nel tempo diventa prima Ecopiombo spa e poi Ecopiombo srl), anche le società Plastic Sud srl, diventata nel tempo Nuova Sam Spa e Nuova Sam srl, fallita nel 2019.

È appena il caso di ricordare, poi, che sempre con riferimento alla SAM srl trasformata in ACCU SUD srl, il commercialista che sucessivamente verrà anche radiato dall’ordine, sposta la sede della società in Svizzera, dimenticando tuttavia di cancellarla alla Camera di commercio di Napoli, per cui non riesce a sfuggire dalle responsabilità del fallimento chiesto da un ex Lavoratore.

Ma il punto più dolente, a dire il vero, è un altro. E cioè, che nonostante la situazione imprenditoriale, Luigi Manco, per la realizzazione di un progetto di Polo accumulatori di Calitri continua a chiedere e, soprattutto, ottenere una montagna di finanziamenti pubblici. Non solo. Riesce anche a trasformare la SAM SRL in ACCU SUD SRL e con il nuovo nome a chiedere altri finanziamenti cosi come la Plastic Sud srl trasformata in Nuova Sam spa e la IBS srl Trasformata in Ecopiombo spa.

Alcuni ottenuti ed altri – quelli per Ecopiombo spa per un ammontare di 1 milione 980 mila euro – prima concessi e poi revocati dopo un esposto da parte di un imprenditore che si è ritenuto parte lesa soldi che servivano per l’accordo fatto da Luigi Manco con i fratelli Vittorio e Andrea Civitillo per il progetto di Repiombo srl.

Cosi come la Simest spa che ha richiesto la restituzione del finanziamento concesso alla Ecopiombo spa per 500 Mila euro , ed una volta capito che non sarebbe stato restituito ha ottenuto il pignoramento del capannone e chiesto l’asta dello stesso tramite il Custode del Tribunale di Avellino, il dott. Salvatore Santoli

Ovviamente, questa condotta da “prenditore” piuttosto che da imprenditore, non ha risparmiato a Luigi Manco una serie di grane giudiziarie. Alcune anche in sede civile, che tuttavia ha affrontato con nonchalance – se così si può dire – cambiando spesso gli amministratori delle sue società, utilizzando parenti, affini e finanche dipendenti. Alcuni di questi ultimi, peraltro, lo hanno denunciato e fatto condannare per aver loro inviato CUD falsi. E lo stesso hanno fatto anche alcuni fornitori per motivi che si possono immaginare, oltre al sequestro di una parte del Lotto da parte della Guardia Forestale di Lioni per rifiuti tossici.

Ma arrivati al dunque di questa complicata storia una domanda resta irrisolta: che cosa hanno fatto finora i vertici dell’Asi di Avellino e i sindaci dei comuni coinvolti? Perché di storie come questa ce ne sono anche altre, eccome, nell’area industriale del cosiddetto cratere del terremoto di 44 anni fa. A meno di non pensare che sia questa la strada per industrializzare il Sud. Ma non credo.

In foto: l’area industriale di Calitri, Luigi Manco, il sindaco di Calitri Michele Di Maio, l’imprenditore e sindaco di Piedimonte Matese Vittorio Civitillo