SANT’ANTIMO. Fine pena mai per Alessandro Impagnatiello, condannato all’ergastolo per il brutale assassinio della sua compagna Giulia Tramontano e del piccolo Thiago che la donna portava in grembo.
La sentenza della Corte di Assise di Milano, presieduta dalla giudice Antonella Bertoja, è giunta pochi istanti fa, al termine del processo di primo grado per omicidio volontario pluriaggravato, interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere.
Un verdetto letto alla presenza dell’ex barman, presente in aula, e dei familiari di Giulia, tra cui la mamma Loredana Femiano, il papà Franco, la sorella Chiara e il fratello Mario. I funzionari e i cancellieri del Tribunale di Milano hanno portato in aula un sacchetto con scritto “Un pensiero per Giulia e il suo bimbo mai nato”. “Si tratta di una pianta di rose bianche – hanno detto – La daremo alla mamma”.
Impagnatiello uccise la 29enne originaria di Sant’Antimo, incinta di sette mesi, il 27 maggio del 2023 a Senago, in provincia di Milano.
“Giulia era una donna coraggiosa, che ha cercato la verità a costo della morte. La sentenza di oggi per noi non rappresenta niente, perché la nostra vita è finita tempo fa. Ma il verdetto potrebbe essere importante per le nuove generazioni e per l’Italia intera. Un Paese ancora pervaso dal maschilismo, che ha paura delle donne”. Così Chiara Tramontano in un’intervista a Repubblica . “L’Italia – aggiunge Chiara Tramontano rispondendo alle domande – ha paura delle donne. Il motivo? Credo che, laddove ci sia una persona indipendente, forte e determinata, invece che esaltarla ne siamo spaventati. Siamo abituati da sempre a un Paese guidato da uomini in cui soltanto gli uomini hanno l’ultima parola. Il fatto che una donna possa dimostrarsi alla pari di un uomo è una bomba che potrebbe esplodere da un momento all’altro. E poi una mentalità che purtroppo abbiamo, e che hanno soprattutto gli uomini, è questa: se una donna è determinata, diventa una persona alla quale bisogna porre dei limiti”.
Il “viaggio nell’orrore”
Di “viaggio nell’orrore” ha parlato la pm Alessia Menegazzo, nel corso della sua requisitoria, ricostruendo quell’efferato delitto, pianificato dal trentunenne “narcisista, psicopatico, manipolatore” che ammazza Giulia e il loro bambino. Thiago si sarebbe chiamato il piccolo mai nato. Per la pubblica accusa non ci sono mai stati dubbi sulla premeditazione. Un delitto caratterizzato da “assoluta freddezza” aggravato anche dal rapporto di convivenza con la vittima, dai futili motivi, così come dalla crudeltà inflitta con 37 coltellate – 11 in zone vitali -, dando “sofferenze aggiuntive” alla vittima che non si è difesa.
La sentenza nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne
La sentenza è giunta nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Oltre alla condanna all’ergastolo, Impagnatiello è stato condannato a 3 mesi di isolamento diurno. In Aula, tutta la famiglia Tramontano con fiocco rosso, rose rosse e una spilla con il ritratto di Giulia: alla lettura della sentenza si sono abbracciati e hanno pianto. La Corte, inoltre, ha condannato Impagnatiello, impassibile durante la lettura del verdetto, a fianco delle sue legali, a risarcire con provvisionali da 200mila euro il padre e la madre di Giulia e con 150mila euro a testa il fratello e la sorella della vittima.