I guai di De Luca fanno rimpiangere la prima Repubblica – NOTIX.IT

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I guai di De Luca fanno rimpiangere la prima Repubblica

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L’Editoriale di Antonio Arricale – “Scemenze”. “Lasciamo lavorare i giudici”. “Paese di dementi”. “Parlano a capocchia”.

Per quanto tempo ancora il presidente della Giunta regionale della Campania potrà trincerarsi dietro le sue colorite espressioni nel tentativo di dribblare l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi giudiziari – diretti o indiretti – che lo attanagliano? 

Lo ha fatto anche ieri, alla presentazione del Libro Photoansa, sparando alzo zero contro tutti, in particolare quelli del suo partito.

Certo, l’arresto del tesoriere dem campano in un’inchiesta sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sarà anche un problema del commissario Antonio Misiani, ma a nessuno sfugge che Nicola Salvati è di Salerno. E, come dire, è noto a tutti che all’ombra del castello di Arechi non si muove foglia che De Luca non voglia. Insomma, anche Salvati è annoverabile, prima ancora che tra i dem, tra i deluchiani. In ogni caso, la sua nomina di sicuro non poteva essere invisa al presidente della Regione. E, comunque, Salvati – per carità, innocente fino a prova contraria, come tutti gli inquisiti – è dello stesso partito del presidente. Fino a prova contraria.

Come del resto è deluchiano e del Pd Franco Alfieri, presidente della Provincia di Salerno e sindaco di Capaccio-Paestum, agli arresti domiciliari da quattro mesi, per il quale è cominciato il processo per presunti appalti truccati relativi alla pubblica illuminazione.

O come Luca Cascone, consigliere regionale e assessore ombra dei trasporti, accusato di corruzione e associazione per delinquere. O come Nino Savastano, consigliere regionale ed ex assessore al Comune di Salerno alle Politiche sociali, che pure è registrato dalla Procura come indagato. E lo stesso dicasi di Enzo Napoli, sindaco di Salerno al secondo mandato. Giusto per annotarne alcuni, senza necessariamente allargare il campo di indagine in altre province, dove di inquisiti eccellenti, tra gli eletti della lista De Luca presidente o a lui contigui di certo non mancano. Vedi il consigliere regionale Giovanni Zannini a Caserta o l’ex sindaco di Avellino Gianluca Festa.

E quand’anche si trattasse di una questione giudiziaria all’incontrario – nel senso che ad essere presi di mira da magistrati di simpatie conservatrici, sarebbero appunto uomini di spicco di sinistra; oppure che si trattasse di semplice fuoco amico, i soliti magistrati, cioè, al servizio di una corrente precisa del Pd, la questione non cambia di una virgola. 

Sarà, cioè, difficile reggere, nell’arco di circa un anno – il tempo che manca alla scadenza elettorale – la pressione della campagna stampa giudiziaria che, mese dopo mese, si scatenerà contro lo stesso De Luca.

Tanto più che saranno molti a ricordare allo stesso De Luca di essere stato più volte condannato dalla Corte dei conti e, dunque, di trovarsi nella sgradita situazione di essere debitore nei confronti dello Stato per circa 800 mila euro. Seicentonovemila euro per la storia delle inutili smart card al tempo del Covid, e ancora centouno mila euro (la sentenza è stata depositata il 25 gennaio) per la storia dei vigili urbani pagati dalla Regione alla stregua di dirigenti, oltre alle spese processuali di entrambi i processi. Soldi che si sommano alle altre condanne, sempre da parte della Corte dei conti di quando “lo sceriffo” era sindaco di Salerno. 

Ma di tutto questo De Luca non parla. Dice, piuttosto, che stiamo messi “peggio della prima Repubblica”. Ed è vero. Su questo punto concordiamo.

In foto da sinistra: Franco Alfieri, Giovanni Zannini, Vincenzo De Luca, Gianluca Festa, Luca Cascone, Nino Savastano

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