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Huawei, arrestato il lobbista legato a Fulvio Martusciello. Nell’inchiesta, con Nicola Caputo e Enzo Rivellini, anche i nomi di Giuseppe Ferrandino e Aldo Patriciello (Lega)

in Inchieste/N-Style by

BRUXELLES – di Antonio Arricale – Il caso Huawei – la connection lobbista scoperchiata da un’indagine della Procura di Bruxelles e portata alla luce dal sito di giornalismo investigativo “Follow The money” e le pubblicazioni Le Soir e Knack –

non lambisce soltanto gli ex europarlamentari campani Nicola Caputo (all’epoca PD) e Enzo Rivellini (Pdl) e Giuseppe Ferrandino (Forza Italia), ma anche gli eurodeputati in carica Fulvio Martusciello (capo delegazione di Forza Italia e coordinatore regionale campano di FI, oltre che fedelissimo del ministro Antonio Tajani) e Aldo Patriciello (Lega).

Dunque, l’aggiornamento del “caso Huawei” fa registrare un altro colpo di scena, dopo che – si è saputo – sono stati perquisiti gli uffici parlamentari di Forza Italia e apposti ai sigilli alle stanze dei manager e/o assistenti parlamentari indagati. Ieri, infatti, è stato fermato il lobbista legato a Fulvio Martusciello. Si tratta del portoghese Nuno Wahnon Martins, per il quale la procura belga ha chiesto l’arresto e l’estradizione dal Portogallo.

Per inciso, la Procura federale di Bruxelles che si occupa del “caso Huawei” è la stessa che indga sui reati relativi all’Unione Europea. E, dunque, è la stessa che due anni fa fece scoppiare il “Qatargate” nel quale, però, la preminenza del colore degli inquisiti è del gruppo socialdemocratico. Procura che, sempre in questi giorni, è tornata alla ribalta delle cronache per aver chiesto la revoca dell’immunità parlamentare per le eurodeputate Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti (gruppo socialista).

Ma veniamo al punto. Secondo i magistrati Wahanon Martins, avvocato tributarista, iscritto al registro dei lobbisti europei per conto dell’Istituto Italiano Milton Friedman, gestiva una società che sarebbe stata usata per veicolare le tangenti pagate da Huawei.

Dunque, il coinvolgimento di Fulvio Martusciello – che non è indagato, ripetiamo, ma il cui nome sarebbe finito per via indiretta nelle indagini – è dovuto al fatto che Wahanon Martins è stato fino al 2019 il suo consigliere politico per le questioni mediorientali.

Wahnon Martins attualmente lavora come consulente dello studio Legal Latin Advisors e come capo dell’ufficio di Bruxelles della società di lobbying Nostrum Partners. Dal 2019 al 2021 è stato direttore degli affari Ue per la European Paper Packaging Alliance, associazione che rappresenta gli interessi dei produttori degli imballaggi in carta. Il suo rapporto di lavoro con l’europarlamentare Fulvio Martusciello risale al periodo precedente. Dal 2015 al 2019 Wahnon Martins lavorava, infatti, come “consulente del presidente della delegazione del Parlamento europeo per i rapporti con Israele”: vale a dire, per Martusciello, il quale infatti ha rivestito questa carica da ottobre 2014 a luglio 2019.

Ma non è soltanto questo il motivo per cui il candidato di Forza Italia alla presidenza della Regione Campania è finito nell’incartamento della Procura federale belga. Infatti, Fulvio Martusciello e Giuseppe Ferrandino (altro azzurro, ma ex europarlamentare) – secondo gli inquirenti – sarebbero stati oggetto di pressioni da parte di Huawei anche dopo il 2021. Quasi superfluo aggiungere e sotolineare che i due hanno smentito con forza ogni coinvolgimento nell’inchiesta. E, però – questa sembrerebbe la tesi dei pm – entrambi compaiono tra i firmatari di una lettera del 4 gennaio 2021 destinata alla Commissione europea, in cui ribadivano il diritto della società cinese a competere nel mercato europeo per il 5G. E tanto probabilmente ai Pm è bastato.

Tra gli 8 firmatari di quella lettera, ad ogni modo, come già accennato, figura anche il nome di Aldo Patriciello, oggi nel gruppo parlamentare dei Patrioti per l’Europa dell’ex generale Vannacci.

In foto da sinistra: Enzo Rivellini, Fulvio Martusciello, Nicola Caputo, Nuno Wahnon Martins e Aldo Patriciello.

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