La guerra Russia-Ucraina sta preoccupando molto gli italiani: otto intervistati su dieci temono una seconda guerra fredda o l’impiego di armi atomiche e chimiche durante il conflitto. I timori sono presenti anche per l’aumento dei prezzi, riduzione delle forniture di gas e perdita di valore dei risparmi (il 9% pensa di ritirarli dalla banca). Solo per il 19% l’Italia dovrebbe contribuire al rifornimento di armi. È quanto emerge dall’ultimo sondaggio condotto nell’ambito dell’Osservatorio Legacoop, ideato e realizzato da Ipsos e dall’AreaStudi dell’associazione.
Guerra in Ucraina, il 94% degli italiani esprime preoccupazione
Dal sondaggio Ipsos-Legacoop emerge che la quasi totalità degli italiani (94%) si dichiara molto o abbastanza preoccupato per la guerra Russia-Ucraina e la percentuale media di chi avverte un maggior timore (50%) sale decisamente tra gli under 30 (62%).
Tra gli elementi che suscitano più inquietudine l’eventualità di una seconda guerra fredda (83%), di un danneggiamento delle centrali nucleari ucraine (81%), il rischio che qualche parte in gioco nel conflitto perda il controllo ed utilizzi armi chimiche o atomiche (80%). Inoltre, oltre la metà degli italiani (55%) teme rappresaglie missilistiche russe contro l’Italia e un terzo di dover inviare soldati italiani.
Le conseguenze economiche del conflitto Russia-Ucraina
Ai timori per la guerra che, attraverso i notiziari, stiamo vivendo in questi giorni si aggiunge un’elevata preoccupazione per le ripercussioni dirette sull’economia italiana, citata dal 95% degli intervistati. In particolare, si teme che il conflitto possa portare ad un aumento generalizzato dei prezzi (66%), ad una riduzione delle forniture di gas (56%), ad un aumento dei prezzi dei derivati del grano (pasta, farine, pane e prodotti panificati; 36%). In linea con questi timori, le famiglie stanno cercando di risparmiare e di ridurre i consumi (37%, percentuale che aumenta al 45% tra i giovani e al 44% tra il ceto popolare), temono perdite del potere di acquisto (31%) e di valore dei propri risparmi (28%), al punto che il 9% pensa di ritirarli dalla banca (addirittura il 17% nel ceto popolare).