E’ stata ricostruita l’intera rete di rapporti, tra cittadini italiani e stranieri, che detenevano e scambiavano su internet, foto e video con “atti sessuali tra adulti e minori, violenze sessuali subite da bambini, e talvolta anche contenuti pedopornografici realizzati in danno di neonati”.
L’indagine prende le mosse dall’attività di monitoraggio svolta d’iniziativa da tutti i compartimenti della polizia postale sui canali di file sharing, quanto su piattaforme di chat e nel “dark web”, luoghi virtuali questi ultimi dove è necessario imbastire vere e proprie attività sotto copertura finalizzate all’accreditamento e identificazione dei responsabili.
Proprio su queste basi, nell’ottobre 2019, la Procura di Palermo ha autorizzato a svolgere attività sotto copertura. Gli operatori hanno intercettato e si sono introdotti nei canali di comunicazione ritenuti affidabili dagli indagati in ragione dell’anonimato garantito agli internauti. Sono così state individuate le utenze mediante cui avvenivano le connessioni oggetto di indagine, risalendo a persone residenti in 13 diverse regioni italiane. Il lavoro “sotto copertura”, unito agli accertamenti informatici e a quelli più tradizionali di sopralluogo, pedinamento e osservazione, ha consentito agli operatori di raccogliere gli elementi che poi hanno portato alle perquisizioni.
Agli indagati sono stati sequestrati dagli investigatori numerosissimi dispositivi informatici, utilizzati anche per la conservazione dei file conservati, “talvolta arditamente occultati in contenitori di uso comune, come provette e confezioni per farmaci. Tutti i supporti sono stati oggetto di perquisizione informatica effettuata sul posto, grazie alla quale in 13 casi è stata cristallizzata la detenzione di ingente quantità di file pedopornografici, facendo scattare l’arresto facoltativo in flagranza di reato“. In altri 21 casi, gli operatori hanno denunciato gli indagati a piede libero a vario titolo per reati relativi alla pornografia minorile.