Nella giornata di ieri, il Commissariato di PS di Gallarate ha tratto in arresto un 49enne gallaratese accusato di aver maltrattato, per anni, la sua ex moglie e madre di suo figlio.
La vittima, che avrebbe sopportato soprusi e violenze a partire dal 2012, dopo aver più volte denunciato e poi ritrattato per paura di ritorsioni, il mese scorso ha coraggiosamente formalizzato denuncia presso il Commissariato di Polizia di Gallarate tratteggiando un quadro di abituali vessazioni praticate dal suo ex marito descrivendo un sempre più frequente ricorso alla forza fisica, culminata in un preoccupante livello di brutalità nell’ultima lite dello scorso febbraio, scaturita fra i due per futili motivi, durante la quale l’uomo, dopo aver pesantemente insultato la sua ex moglie, ha iniziato a colpirla ripetutamente procurandole lesioni con una prognosi iniziale di 30 giorni.
Il coraggio e la fiducia che gli agenti sono riusciti a guadagnarsi, ha portato la donna, apparsa molto fragile ed emotivamente provata, a ricostruire una triste e travagliata storia coniugale, fatta di violenze fisiche e psicologiche che duravano da diversi anni; episodi di una gravità tale da convincerla, a recarsi unitamente al figlio, in una località protetta.
La donna ha tratteggiato un quadro di abituali vessazioni che avevano addirittura inizio nel lontano 2012, alternati a momenti di tranquillità, ma che tuttavia delineavano, già a quei tempi, l’indole violenta dell’indagato che spesso si palesava con danneggiamenti dell’arredamento dell’abitazione familiare, dei telefoni in uso alla compagna, dei capi di abbigliamento ed in corse folli in auto che culminavano con l’abbandono della parte offesa sul ciglio della strada.
Gli episodi più significativi si verificavano a partire dall’anno 2017, ove in un’occasione, per futili motivi probabilmente legati ad incomprensibili motivazioni di gelosia, la donna veniva malmenata violentemente dal compagno il quale, non contento, dopo averla colpita con calci e pugni, la minacciava di morte puntandole un coltello alla gola; in questo caso la vittima, dopo aver querelato l’uomo a seguito anche di un referto medico di 30 giorni, per paura di ritorsioni e nella errata convinzione di salvaguardare il bene di suo figlio, cambiava la versione dei fatti sostenendo di essersi procurata le ferite scivolando in casa.
E ancora nel settembre del 2021, non accettando la fine della loro relazione, l’uomo alla guida della propria auto e con a bordo il figlio, speronava deliberatamente l’auto della donna sbalzandola contro un’inferriata; anche in questo caso, la donna ritirava la querela già formalizzata a seguito delle minacce che l’uomo avanzava nei suoi riguardi e verso i suoi familiari.
L’uomo ha reiterato condotte sopraffattrici, umilianti e violente anche alla presenza del figlio di pochi anni, così determinando un forte e concreto pericolo per la incolumità della donna e dell’intero nucleo familiare, compreso il padre della donna, reso oggetto di pesanti minacce di morte.
L’attività di indagine posta in essere dagli agenti del Commissariato e coordinata dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio, ha ricostruito anni di gravi vessazioni, violenze fisiche e psicologiche, che unite ad una forte inclinazione al delitto dimostrata dall’uomo, ed al pericolo concreto di reiterazione, hanno reso inevitabile la richiesta della misura cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari.
Condotto presso il penitenziario di Busto Arsizio, l’uomo dovrà rispondere dei reati di maltrattamenti contro familiari e conviventi, lesioni e minacce aggravate.