“Sorelle e fratelli potenti, governanti di ricche nazioni e grandi Stati, nel darvi il benvenuto anche a nome della Chiesa napoletana in questa terra generosa e accogliente, vi chiedo perdono se in questo mio discorso oserò prendere la parola a nome vostro”. Questo il messaggio dell’arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia “ai grandi del G20” in corso a Napoli.
“Prendo indebitamente in prestito il vostro prestigio e l’attenzione che esso comporta – scrive l’arcivescovo – per rivolgermi a quanti non godono di alcun privilegio e di alcun diritto. A nome vostro, sorelle e fratelli primi, parlerò agli ultimi. A voi voglio innanzitutto chiedere perdono a nome dei fratelli potenti, che reggono le sorti di numerosi popoli, per non aver ascoltato il vostro grido, il vostro dolore, per non aver dato un volto alla vostra sofferenza. Sono sicuro che non si offenderanno se a nome loro chiedo scusa. Dico ai poveri: gridate! Gridate il vostro bisogno di dignità e di uguaglianza. Gridate come la vedova che chiede insistentemente giustizia al giudice, finanche se il giudice fosse corrotto. Non si arresti il vostro grido per ottenere giustizia da quanti hanno una parola efficace. Prima o poi, fratelli miei poveri, sorelle mie povere, questo grido si farà storia e come seme cadrà sulla terra buona. Non siate indifferenti a quanto accade intorno a noi, siate voce nel deserto per un mondo alla deriva”.
Sempre rivolgendosi “ai grandi del G20”, don Mimmo Battaglia aggiunge: “Non si offendano i primi se parlo agli ultimi; se quando si tratta di emergenza climatica ed energetica, non penso al profitto, ma a nomi e persone, che a causa dell’abuso delle risorse sono costretti a migrare, vedono i loro paesi distrutti dalla guerra, si trovano privati dei diritti più elementari quali istruzione, lavoro e salute. Voi dite ‘crisi economica’, io leggo ‘Antonio, Gennaro, Francesca, Annamaria’, nomi e storie di quanti hanno perso il lavoro per questioni di ‘revisione gestionale’, perché sono cambiate le esigenze di mercato a fronte della richiesta, perché la borsa è in calo e per tante cose che sono numeri e non persone. Infine – conclude l’arcivescovo di Napoli, “mi rivolgo ai giovani e, a nome dei miei fratelli e sorelle primi, vi dico: aiutateci! Siate aria fresca! Noi promettiamo di aprire le finestre del cuore, per permettere che la vostra voce possa portare frutto. Promettiamo che non ci sarà bisogno che ricorriate alla violenza per farvi sentire, che non vi costringeremo più alla sommossa perché la vostra voce giunga in alto”.