MONDRAGONE – Per la tentata estorsione al consigliere regionale Giovanni Zannini, il pubblico ministero della Dda di Napoli Roberto Pascot ha chiesto la condanna a quindici anni di reclusione per Francesco Tiberio La Torre detto ‘puntinella’ ex reggente del clan in assenza del cugino Augusto, poi divenuto collaboratore di giustizia.
La requisitoria questa mattina davanti ai giudici della prima sezione collegio A del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta da Giovanni Campoli. L’imputato risponde anche di estorsione ai danni dell’imprenditore Alfredo Campoli e del figlio Pasquale, ai quali l’ex boss dei Chiuovi si sarebbe rivolto sia per ottenere somme di denaro direttamente da loro, sia per far recapitare allo stesso Zannini una richiesta di 50mila euro, con annessa minaccia di “andare a sparargli sotto casa”. Le accuse in dibattimento sono state confermate dalle parti lese: da Giovanni Zannini che si è costituito parte civile, rappresentato dall’avvocato Angelo Raucci, e da Alfredo e da Pasquale Campoli, che nella fase preliminare del processo hanno ritirato la costituzione di parte civile. La Torre, difeso dall’avvocato Carlo De Stavola, durante un lungo esame ha negato di aver mai chiesto soldi a Zannini, ma solo le scuse per essere stato una sorta di mandante dell’aggressione subita dal figlio, che a sua volta lo aveva preso in precedenza a schiaffi. Riguardo a Campoli, l’imputato ha sempre sostenuto che le dazioni di denaro erano aiuti spontanei da parte dell’imprenditore. La sentenza è prevista per il prossimo 18 aprile.
giovanni maria mascia