De Luca: il prossimo 5 novembre cambieremo la legge elettorale. Sì del Pd, ma solo con lo sbarramento al 3%. Nei fatti è rottura

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L’INDISCRETO di ANTONIO ARRICALE – Guai a parlar di corda in casa dell’impiccato. Dei fatti che stanno travolgendo il Pd, in questi giorni, sia in provincia di Salerno che di Caserta, nemmeno una parola. O meglio, se ne è parlato parzialmente.

Lo Sceriffo, scuro in volto, ne ha fatto un rapido passaggio, stasera, durante la riunione con la sua maggioranza, convocata a Santa Lucia, per delineare la strategia politica che deve portarlo – aggirando la norma che lo vieta – al terzo mandato.
Ha parlato delle vicende giudiziarie solo di Alfieri (“Quanti sciacalli in giro”) e snobbato e non considerandole degne di nota quelle di Giovanni Zannini, che era presente, solo soletto, in un cantuccio, defilato.
Ad ogni modo, dopo aver illustrato i successi – a suo dire – dell’amministrazione regionale, lo Sceriffo ha ribadito che è sua intenzione non recedere di un millimetro. Ha detto che si candiderà e così sarà. La strada, l’unica possibile, per poterlo farlo è la modifica della legge elettorale regionale, che recepirà la norma del divieto del terzo mandato dal momento in cui verrà approvata. Non retroattiva, dunque. Ed in ogni caso, sarà una legge indiretta del presidente della Regione, poiché sarà il Consiglio ad eleggere il presidente, non gli elettori. De Luca fissa anche la data della prossima assemblea regionale chiamata ad approvare il testo della nuova legge: il 5 novembre prossimo.
I contenuti della proposta De Luca erano nell’aria, degli aspetti tecnici si parlava infatti già da qualche mese. Che si accelerasse così forte, invece, il percorso non era stato previsto. E, però, i consiglieri del Pd che si riconoscono nelle direttive del partito – adducendo di voler evitare spaccature su un argomento così importante e soprattutto auspicando il recupero dell’unità interna – hanno mostrato di fare buon viso a cattivo gioco. Nel senso che si sono detti favorevoli alla nuova legge elettorale, e però hanno posto una precisa condizione: che nella legge venga chiaramente indicata la soglia di sbarramento del 3% a ciascuna lista in competizione. Comprese, dunque, le liste civiche su cui molto confida il presidente De Luca.
La riunione è finita con questa proposta.
E’ evidente, però, che De Luca mal sopporterà lo sbarramento. Mentre il Pd con lo sbarramento pensa, invece, di porre comunque un argine proprio al proliferare delle liste di disturbo che costituiscono l’asso nella manica dello Sceriffo. Il braccio di ferro è appena iniziato. E probabilmente porterà alla definitiva rottura. Ma come finirà lo sapremo soltanto il 5 novembre.

(Nella foto, il presidente De Luca con il consigliere Zannini)