De Luca e Graziano ai ferri corti, Mister X spiega i fatti e dice: Sono due imbecilli

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La storia di Antonio Arricale – È guerra aperta nel Pd. Vincenzo De Luca contro tutti. E, naturalmente, tutti contro Vincenzo De Luca. Lo sceriffo si sente accerchiato. Ma mostra di non darlo a intendere.

Non si dà o, forse, non vuole darsi per vinto. E siccome ha anche buoni ricordi degli studi classici fatti da giovane, pensa di adottare la strategia dell’Orazio superstite. Il quale – come si sa – per battere i nemici Curiazi, dapprima li separò, e poi li finì separatamente, uno contro uno.

Parlando alla Festa dell’Unità del Sannio, dunque, De Luca ha individuato il primo Curiazio: Stefano Graziano, deputato casertano del Pd, un tempo deluchiano doc. Di più: fedelissimo.

Quella di Graziano è una storia politica da gregario, che alterna momenti buoni ad altri meno, durante i quali comunque sguazza con grande disinvoltura nel potere, riconoscendogli – tutti – capacità camaleontiche non comuni.

E’ ingegnere di professione, ma – per come sarcasticamente ce lo ha descritto De Luca – vive da sempre di politica. Più volte parlamentare e una volta consigliere regionale, ma non rieletto, è riuscito comunque a conservare sempre la pagnotta (“3.600 euro netti al mese come mio consigliere”, ricorda De Luca, oltre, contemporaneamente, allo stipendio di consulente di Finmeccanica: “Cazzo, questo guadagna più di me”, ha aggiunto) quando non è rientrato al Consiglio regionale nel 2020.

Un ottimo stipendio garantito lo ebbe anche nel 2013, quando Graziano non fu rieletto parlamentare, ma ottenne dal suo primo mentore, il compagno Enrico Letta in qualità di presidente del Consiglio dei ministri, l’incarico di consigliere per l’attuazione del programma di governo. Uno schema che si ripete nel 2018, quando – candidato una prima volta al Senato, ma non eletto (elezioni 2018), ebbe l’incarico di commissario del Pd in Calabria. E qualcuno dice ancora: “Stefano Graziano sognava la ricandidatura sulle macerie del Pd calabrese”. E la ottenne.     

L’amore fra De Luca e Graziano sbocciò nel 2015, quando l’attuale senatore aversano fu eletto per la prima volta al Consiglio regionale della Campania nel 2015 con 14 mila 810 voti. Da politico navigato – era stato allevato tra i pulcini della vecchia Democrazia Cristiana – Stefano si impossessò subito della presidenza della quinta commissione, quella che si occupa di Sanità. E da buon scudiero di De Luca, che sulla Sanità ha costruito un vero e proprio fortilizio, il consigliere Regionale Graziano ha deciso o detto l’ultima parola su tutto ciò che in provincia di Caserta si muoveva in questo settore. E se la Sanità in questa provincia non ha funzionato, ora sapete contro chi altro puntare il dito.

L’amore fra De Luca e Graziano, però, ha cominciato a mostrare i primi segni di stanchezza nel 2020, quando Stefano Graziano non venne rieletto, ma fu comunque ricompensato con il lauto incarico di consigliere del presidente.

Graziano è amico di Enrico Letta, che lo fa risalire sul treno che lo porta a Roma. Ed è qui che entra in scena Mister X, amico di tutti gli attori in campo e ermeneuta dei fatti che stiamo raccontando. Il quale riesce a mettere pace tra De Luca senior e l’ex premier Enrico Letta, garantendo sia a De Luca junior (Piero) che a Graziano, rispettivamente un posto nelle liste bloccate per Montecitorio.

Nel contempo, però, Graziano non gradisce che sotto l’ala protettrice del governatore sono finiti anche Antony Acconcia (presidente Air), Gennaro Oliviero (presidente del Consiglio Regionale), Nicola Caputo (assessore regionale all’Agricoltura).

Ma gli appetiti di De Luca non si fermano all’elezione alla Camera. Per il figlio vuole anche la carica di capogruppo PD. E qui si scatena la bagarre, tutti si oppongono a questa soluzione. Anche Stefano Graziano, che finge di essere neutrale, ma che invece – su indicazione dei compagni che fanno capo all’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta, si mette chiaramente di traverso. Non che avesse fatto male, beninteso: Letta non voleva avere a che fare con i De Luca e, anzi, non li riceveva neanche. E Graziano, in quel momento, era ancora consigliere di De Luca e si guardò bene dal muoversi. È a quel punto che i Deluchiani, per garantire Piero, coinvolgono ancora una volta Mister X. Questi, a sua volta, coinvolge Graziano e Boccia e, finalmente, l’incontro tra Letta e De Luca avviene. E tutti vengono garantiti.

Tutto questo, però, va presto a farsi benedire. Appena eletti sia Piero De Luca che Graziano cominciano a camminare per fatti loro, sicché l’unico a “prendere calci nel sedere sono stato io” dice Mister X, sia dai deluchiani e sia da Graziano. “Fai bene e… dice il proverbio”, racconta Mister X. E, però, con la rottura del giocattolo tra i De Luca, Graziano e Mister X – annota con una certa soddisfazione il nostro anonimo suggeritore – giorno dopo giorno Santa Lucia in Campania e Graziano a Roma cominciano a perdere di credibilità. Le lotte intestine non portano mai a nulla di buono.

La rottura e lo scontro definitivo tra De Luca e Graziano avviene, infine, su una questione di politica industriale. Anche se, detta così, sembra un’esagerazione. Più semplicemente, infatti, avviene che la presidente dell’Asi di Caserta, Raffaella Pignetti, aversana come Stefano Graziano e da questi imposta al vertice del consorzio (che guida dal 2014) decide di fare un bando per l’assegnazione dei suoli e degli stabili dell’ex Impreco, nell’are industriale di Gricignano d’Aversa. Bando che De Luca fa revocare. Per quali motivi – quelli veri – da entrambi i punti di vista – prima di chi l’ha fatto e poi di chi l’ha disfatto – non è dato sapere, anche se si possono immaginare. Sta di fatto che ne consegue un ulteriore braccio di ferro, fatto di ricorso e contro ricorso, per cui della vicenda non se n’è venuto ancora oggi a capo.

Intanto Graziano, con una nuova capovolta, si è lasciato trascinare da Francesco Boccia sulle posizioni di Elly Schlein, la segretaria del Pd. Mentre Vincenzo De Luca – lo sappiamo tutti – alla segreteria nazionale del partito ha sostenuto Stefano Bonaccini, che in cambio gli aveva assicurato il disco verde per il terzo mandato in Regione.

Ma è finita come è finita: l’ex presidente della Regione Emilia Romagna, ora eurodeputato, si è rappacificato con la Schlein, lasciando al suo destino il povero Vincenzo. Che, però, non demorde. E crede di essere il terzo ed unico Orazio restato in campo. Alla prossima puntata.