L’editoriale di Antonio Arricale – Il sistema De Luca scricchiola. È a un passo dal crollare, sotto il peso di un’offensiva che non è più soltanto giudiziaria, ma anche e soprattutto politica, ora.
Peraltro, da notare, venerdì, nella consueta diretta da Santa Lucia, De Luca non una sola parola ha speso riguardo alla vicenda giudiziaria che pure lo tocca da vicino (anche se non in prima persona, naturalemnte). De Luca ha avuto parole di fuoco per i parcheggiatori abusivi, addirittura per Benjamin Netanyahu, ma nemmeno una parola, né di riprovazione, né di formale vicinanza, per Alfieri e Zannini. Come se la cosa non lo riguardasse affatto.
Eppure, le vicende giudiziarie di cui di si parla da una settimana, sono molto gravi: appalti, mazzette e porcherie varie. Alcune vicende risalgono ad inizio di anno e abbracciano quasi l’intera regione: dall’arresto del sindaco di Avellino, per esempio, altro deluchiano doc a quello del sindaco di Capaccio, in provincia di Salerno al contemporaneo attenzionamento del consigliere regionale Zannini, dominus di tutto quello che accade in provincia di Caserta. Dove, peraltro, si ricordano pure gli arresti di alcuni amministratori a Teverola e di dirigenti e assessori al comune capoluogo.
Dunque, l’architrave del sistema De Luca comincia a cedere. Lo “sceriffo” ne ha una percezione esatta. Prova a fare il duro, com’è nel suo stile, ma servirà a poco.
Dopo i giudici, a preoccupare il presidente della Regione è il suo mondo politico, quello del suo stesso schieramento, sul cui appoggio “indiretto” o “mascherato”, fino a ieri l’altro, segretamente confidava per trovare un escamotage capace di tenerlo in sella. Ma quel mondo gli ha voltato definitivamente le spalle. E per almeno due motivi.
Primo, perché – in questa che a noi pare un’operazione di “pulizia” più che di polizia – la politica non intende mettersi contro la magistratura. Tanto più che è ai giudici che le persone perbene affidano, ormai, le residue speranze di porre fine al perverso intreccio politico-clientelare che, soprattutto qui in Campania, pervade tutti i gangli della pubblica amministrazione rendendo asfittica la vita stessa dei cittadini. Sostenere De Luca, da questo punto di vista, equivale dunque a mettersi dalla parte sbagliata.
Secondo, non meno importante. Con De Luca candidato alla presidenza della Regione per la terza volta, la maggior parte del centro-sinistra pensa ormai che si perde. Quindi si unirebbe il danno alla beffa. Non solo. De Luca non ha nessuna possibilità di vincere senza l’appoggio di Partito democratico e dei 5Stelle. A dirlo sono i sondaggi che negli ambienti romani hanno cominciato a commissionare da quando, appunto, sono scoppiate le citate vicende giudiziarie. Ed è proprio sulla scorta di questi sondaggi che cominciano a filtrare anche le prime prese di distanza dalla politica clientelare del presidente De Luca di alcuni noti e meno noti personaggi del centro-sinistra.
Peraltro, ad anticipare con parole chiare l’arrivo del vento di burrasca per De Luca è stato, con un’intervista al Mattino, il senatore Antonio Misiani, commissario in Campania del Pd e fedelissimo della segretaria Elly Schlein: “Criticità giuridiche e condizioni politiche, nel Pd e negli altri partiti del campo progressista – ha detto – rendono non percorribile un terzo mandato”. Amen.