NAPOLI/CASERTA – Da sindaco di Salerno chiedeva all’allora presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, più controlli sulla filiera bufalina, in difesa della mozzarella di bufala dop, per evitare le frodi in commercio.
Ora che è lui a sedere sullo scranno più alto di Palazzo Santa Lucia, Vincenzo De Luca sembra essersi dimenticato delle problematiche che affliggono il settore, azzerando, in pratica, quelle ispezioni che sono necessarie alla tutela dei consumatori e del comparto dell’oro bianco campano.
Gianpiero Martone, dirigente del Sindacato italiano agricoltori e allevatori bufalini (Siaab), non molto tempo fa ha ricordato che nell’agosto del 2014 l’ex sindaco di Salerno convocò nella Sala delle Adunanze del Comune i suoi assessori per deliberare la richiesta alla Regione di una maggiore attenzione al problema, a tutela del consumatore. Un controllo che all’epoca, da sindaco, De Luca esigeva. Ora che è lui il presidente della Regione, il tema sembra non interessargli più.
Le leggi esistono, ma vanno applicate. La Legge delle Regione Campania 3/2005 e il comma 2 dell’articolo 34 della legge 15/2002, in sostanza, obbligano i servizi veterinari ai prelievi dei prodotti derivati dal latte di bufala (un campione ogni 10 quintali) per i controlli morfologici, chimico-fisici e microbiologici, anche contro la frode in commercio.
Ma i controlli avvengono o no? La questione è stata portata all’attenzione della giunta campana e del governatore De Luca, dalla consigliera regionale del gruppo misto Maria Muscarà (che ritenne assolutamente insoddisfacenti le risposte dell’assessore Marchiello sul perché della carenza di controlli dovuta, secondo lui, alle nuove normative comunitarie), mentre oggi in Senato saranno i pentastellati Castellone, Nava, Pirro, Licheri e Sironi a presentare la loro interrogazione al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.
“La mozzarella è il primo formaggio italiano per volumi (nel 2023 ne sono state prodotte 39.000 tonnellate) con un fatturato alla produzione di 2,8 miliardi di euro l’anno, con una crescita del 9,33 per cento e la mozzarella di bufala è leader indiscussa di questo settore – scrivono nel provvedimento -. Tale filiera genera infatti, direttamente e indirettamente, 1,2 miliardi di euro, dando lavoro a più di undicimila persone, con una produzione che è cresciuta del 22 per cento in 6 anni (dal 2016 al 2022). Il Parlamento ha approvato il decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, che all’articolo 4, comma 2, prevede: “Al fine di assicurare la più ampia tutela degli interessi dei consumatori e di garantire la concorrenza e la trasparenza del mercato del latte di bufala, gli allevatori bufalini, i trasformatori e gli intermediari di latte di bufala sono obbligati ad adottare, nelle rispettive attività, secondo le disposizioni del decreto di cui al comma 3, sistemi idonei a garantire la rilevazione e la tracciabilità del latte prodotto quotidianamente, dei quantitativi di latte di bufala trasformato e delle quantità di prodotto derivante dalla trasformazione del latte di bufala utilizzato”.
Il Ministero dell’agricoltura per l’attuazione delle disposizioni di cui all’art. 4 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, con decreto ministeriale 9 settembre 2014,ha istituito una piattaforma informatica presso l’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno di Portici alla quale hanno accesso, per l’inserimento dei dati relativi alle proprie produzioni, gli operatori che producono e trasformano latte bufalino, nonché i soggetti intermedi. Visti i gravissimi illeciti e la frode in commercio per l’utilizzo di latte e di cagliate di latte di provenienza estera al fine della produzione di formaggi DOP-IGP italiani e della mozzarella MBC-DOP con la contestuale “turbativa di mercato” e con l’abbassamento del prezzo del latte alla stalla, l’8 e 9 aprile 2024 migliaia di agricoltori hanno protestato al Brennero, chiedendo al Governo maggiori controlli per bloccare le truffe a tavola, mentre “porti e valichi di frontiera non possono più essere un colabrodo da cui passa di tutto”.
L’8 maggio 2024 è stato reso noto che la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere dopo ampie e articolate indagini ed intercettazioni telefoniche (durate oltre un anno) ha dimostrato che quotidianamente taluni caseifici procedevano alla sofisticazione alimentare della mozzarella MBC-DOP, che poi viene distribuita ad altri caseifici della zona, a caseifici del nord e del sud Italia, oltre che commercializzata in Francia e in Austria. In particolare, “i carabinieri di Vitulazio hanno notificato” a tre imprenditori del Casertano “la misura cautelare del divieto di dimora in provincia di Caserta emessa dal Gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere per i delitti di frode aggravata nell’esercizio del commercio”.
Ora i 5 Stelle chiedono a Lollobrigida se sia a conoscenza di quanto illustrato e come intenda intervenire per potenziare l’efficacia attuativa delle norme citate a tutela della tracciabilità del latte di bufala, anche valutando la possibilità di costituire un organismo centrale con ruolo di controllo e di indirizzo; se intenda promuovere l’adozione di un piano triennale di monitoraggio nazionale, per la verifica e il controllo incrociato tra il latte e le cagliate di latte di bufala prodotto ovvero introdotto in Italia, e la produzione della mozzarella di bufala campana DOP e quella della mozzarella di latte di bufala generica, prevedendo verifiche periodiche nelle piattaforme, relativamente alla veridicità dei dati inseriti, e nelle strutture frigo di stoccaggio del latte e delle cagliate di latte bufalino, oltre che sui prodotti derivati dal latte di bufala durante le fasi di produzione e commercializzazione, favorendo altresì la sinergia operativa delle Autorità territorialmente competenti delle ASL, già addette al controllo igienico-sanitario dei prodotti di origine animale.