L’accelerazione dell’inflazione registrata a febbraio, marginalmente superiore alle nostre stime che indicavano un aumento dello 0,8% congiunturale e del 5,6% sull’anno, consolida i timori avanzati da tempo sulla durata del fenomeno. Anche al netto delle turbolenze registrate negli ultimi giorni, era evidente ormai da alcuni mesi come la ripresa del processo inflazionistico non potesse essere considerata transitoria, con tempi di rientro rapidi.
L’accelerazione che sta riguardando in misura significativa i beni ed i servizi che le famiglie acquistano con maggior frequenza, o dei quali non possono fare a meno, pone evidenti problemi sulle possibilità di recupero della domanda delle famiglie nel 2022, stante la riduzione del potere d’acquisto patita dalla ricchezza detenuta in forma liquida. Era proprio la trasformazione dell’eccesso di risparmio in consumi la molla per lo stimolo alla crescita della domanda e quindi del prodotto lordo nell’anno in corso. Appare oggi piuttosto difficile il raggiungimento dei target di ripresa ancora presenti nei documenti ufficiali. Probabilmente, nel prossimo Documento di economia e finanza si registrerà una riduzione di questi obiettivi verso una variazione del PIL attorno al 4%.
L’eventuale protrarsi della crisi bellica potrebbe ulteriormente comprimere di un paio di decimi la crescita prevista per l’anno in corso.
Questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio ai dati Istat di oggi.