MONDRAGONE – Non c’è niente da fare, ci sono argomenti che per Mondragone restano tabù. E un “argomento tabù” riguarda senz’altro le concessioni balneari.
“Siamo nell’anarchia e nel caos più totale, con il decreto infrazioni del governo Meloni, approvato lo scorso novembre, che di fatto ha scaricato sui Comuni la responsabilità di prorogare fino al 30 giugno 2027 le concessioni scadute nel 2024. Una norma – spiega l’Associazione Mondragone Bene Comune – in palese contrasto col diritto europeo, che vieta l’automaticità dei rinnovi. Tuttavia, non sono pochi i Comuni che hanno deciso di avviare subito le gare (Genova e Ginosa, per esempio o Chiavari e Jesolo, che hanno addirittura già completato le procedure selettive). Anche perché, come si ricorderà, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha inoltrato formale diffida a tutte le amministrazioni locali che non hanno ancora provveduto ad attivare le procedure di gara, arrivando a portare molte di queste davanti ai giudici. Per non parlare delle tre sentenze del Consiglio di stato che hanno dichiarato l’illegittimità delle proroghe”.
“Avremmo voluto che il comune di Mondragone, al pari di altre realtà, per le concessioni scadute avesse già attivato procedure di gara trasparenti e in grado di consentire la massima partecipazione di tutti gli operatori economici (ma anche – se non soprattutto – del volontariato e del non profit), mettendo fine ad un privilegio. Quello che manca è però soprattutto un pubblico dibattito sul destino del nostro Mare, con il “solito“ silenzio del “solito inutile” Consiglio comunale. Da tempo l’AMBC va sostenendo che le attuali concessioni balneari sono troppe e che si dovrebbero ridurre (e di molto), che – di conseguenza – si dovrebbe aumentare (e di molto) la spiaggia libera, che si dovrebbero ipotizzare innovative forme di gestione della spiaggia pubblica e che tutta la gestione di questi lunghi decenni del nostro litorale andrebbe indagata, a partire dall’assurda impossibilità d’accesso al mare per Km e Km (a Nord come a Sud della Domiziana), avendo permesso impunemente a privati di recintarsi il nostro mare.
Ma andrebbe soprattutto preteso un Grande Progetto per il nostro Mare (e per il Turismo), in grado di affrancarlo dall’improvvisazione, dal “tiriamo a campare” e dallo sfruttamento ultradecennale di pochi privati, per essere restituito come bene pubblico a tutti i cittadini. Per il turismo e per il suo sviluppo era stata prevista la nascita di un Centro Servizi Turistici presso la parte di palazzo comprata dagli eredi Tarcagnota. Abbiamo ricevuto soldi comunitari e regionali per questo CST, che purtroppo non ha visto mai la luce. L’AMBC da anni denuncia la mancata attivazione del Centro Servizi Turistici- CST, i cui tanti fondi pubblici sono stati stornati e spesi (male e illegalmente) per tirare su l’ennesimo sito per mostre, presepi e cerimonie varie. Perché nessuno si è mai affiancato a noi nel denunciare la mancata attivazione del Centro Servizi Turistici? E perché nessuno (a destra, a sinistra, al centro, in alto e in basso) parla delle concessioni balneari o del “mare sequestrato” lungo la Domiziana?”.