NAPOLI – “Il rapporto che resiste tra la criminalità ed alcuni esponenti della politica “è purtroppo molto pressante e anche molto preoccupante, perché io almeno una volta al mese devo chiedere carte sul voto di scambio”. Lo ha detto Chiara Colosimo, presidente della Commissione parlamentare antimafia, a margine di un’iniziativa di Fratelli d’Italia in corso a Napoli.
“Questo accade – ha spiegato – più o meno in tutte le Regioni, e accade continuamente”.
Colosimo ha quindi sottolineato la sintonia tra gli inquirenti, e in particolare il procuratore di Napoli Gratteri, e la Commissione parlamentare antimafia nel sottolineare il pericolo delle organizzazioni criminali nate nel Sud Italia e che ormai operano in tutta Europa: “Noi ci troviamo a Chiaia, a Napoli, e qui nell’ottobre dell’anno scorso sono stati arrestati padre e figlio che continuavano a fare estorsioni con metodo mafioso. Voglio dire che c’è sempre quella parte feroce che spara, uccide ed estorce denaro, ma allo stesso tempo, poco lontano da qui, a Salerno, la camorra compra le armi in bitcoin. Questo è il volto della nuova criminalità organizzata campana, un volto preoccupante che ha bisogno dell’attenzione dei partiti e delle istituzioni”. Altra questione su cui la Commissione ha acceso un faro è quella dei boss detenuti al 41 bis: “Al carcere dell’Aquila – ha detto Colosimo – sono reclusi alcuni boss campani e il tentativo di comunicare con l’esterno è continuo. Lo dicono i numeri delle lettere che vengono censurate e come ben sapete tra i ristretti in quel carcere c’è per esempio Di Lauro. Tra gli strumenti da adottare in case di reclusione come quelle di Secondigliano e di Avellino c’è una stretta sui videocollegamenti e sulle videochiamate, che non mi convincono e che potevano avere un senso con il covid, ma oggi servono soltanto ad aiutare i parenti dei reclusi e non la polizia penitenziaria, che comunque deve utilizzare del personale esattamente come quando si fanno i colloqui normali”.