PORTICO/MARCIANISE – “Raccogliamo con piacere l’appello del vescovo di Caserta e arcivescovo di Capua monsignor Pietro Lagnese e per quel concerne l’acquisizione di Jabil garantiamo il massimo impegno per la tutela dei lavoratori e lo sviluppo del territorio”, lo ha dichiarato il Ceo di Tme Aniello Stellato, la società che ha inglobato lo stabilimento di Marcianise dalla multinazionale americana.
In un comunicato stampa il Ceo rassicura tutti sulle intenzioni della Tme “Assieme a Jabil e ai nostri clienti più importanti stiamo lavorando da anni alla conclusione di questa rilevante operazione, con un progetto serio e solido che vede la presenza di Invitalia. Elemento, questo, di fondamentale importanza, perché introduce la partecipazione dello Stato nell’assetto societario. Siamo figli di questa terra, qui siamo nati e qui siamo cresciuti come cittadini e come imprenditori. Per questo intendiamo dare un contributo importante, in termini di sviluppo e occupazione, a questa provincia”. L’amministratore delegato ha parlato di “un operazione di carattere imprenditoriale, ma soprattutto sociale” , ma anche di un progetto ambizioso “diventeremo tra i poli elettronici più importanti a livello nazionale, riportando nuovamente la provincia di Caserta ai vertici industriali in questo specifico settore”. In merito alle forti perplessità dei dipendenti jabil sui pregressi con i lavoratori della Softlab, Stellato ha voluto precisare che “da qualche anno abbiamo già iniziato la ricollocazione di personale Jabil e Softlab in base alle esigenze aziendali. Ad oggi sono 50 i lavoratori ricollocati all’interno del Gruppo Tme e alcuni di loro ricoprono ruoli manageriali di grande rilievo”.
Ad ogni modo, alla nota del Ceo Tme risponde l?unità sindacale di base: “La nostra organizzazione ribadisce il suo secco ‘no’ a tutte quelle operazioni che vedano il possibile ingresso di TME nella partita”. “La Jabil – afferma l’Usb – tenta nuovamente di aggirare l’ostacolo e buttare ulteriore provocazione e sconcerto tra lavoratori e lavoratrici già visibilmente provati. Il tavolo al Ministero delle Imprese e del Made in Italy deve essere funzionale a garantire il ritiro immediato della procedura di licenziamento collettivo e le modalità necessarie a trovare e a valutare un soggetto serio e credibile, che presenti un piano a vocazione industriale utile alla salvaguardia di tutti posti di lavoro. Usb sottolinea poi come “nella lettera della Jabil che apre la procedura sulla cessione di azienda, si legge che ‘il buon fine dell’operazione è legata a numerose variabili, non essendo ancora stato raggiunto un accordo vincolante tra le parti interessate, ed essendo subordinata (quanto al successivo ingresso di Invitalia nel capitale) al benestare finale delle istituzioni; pertanto la procedura non sospende ne revoca o annulla la procedura di licenziamento collettivo’; da ciò – aggiunge Usb – si desume che nella lettera di Jabil non c’è nulla, non si sa se c’è un accordo da cedente e cessionario, non si sa se c’è Invitalia o l’avvallo istituzionale”; “c’è solo un’azienda – conclude l’Usb – che prova a ricattare il tavolo ministeriale del 16 Aprile, scrivendo a chiare lettere che o si arriva ad un’ accordo o la procedura di licenziamento rimane li, attiva”.