“Prendo la benzina e ti brucio”, “Ti uccido non arrivi a Natale” sono solo alcune delle minacce che il giovane rivolgeva ogni giorno a sua madre e a sua nonna
Minacce, aggressioni verbali e fisiche era quello che accadeva quotidianamente tra le mura di casa in cui vivevano due donne vittime della violenza di un 19enne. “Prendo la benzina e ti brucio”, “Ti uccido non arrivi a Natale” sono solo alcune delle minacce che il giovane rivolgeva ogni giorno a sua madre e a sua nonna, il tutto condito da insulti di vario genere tra le mura domestiche. Pugni sul volto, alla testa e sul corpo, il 19enne, in un’occasione, trascinava la madre per terra tenendola per i capelli e cagionandole un trauma cranico e ancora pugni sferrati alla nonna colpendola alla spalla. Una mamma e una nonna ostaggio di un figlio e nipote poco più che 19enne in una casa del quartiere Fortuna di Catanzaro. Una situazione che negli ultimi mesi è degenerata così tanto che sono stati necessari numerosi interventi dei Carabinieri. Minacce e aggressioni da parte del 19enne che non accennavano a fermarsi, insomma, le due donne vivevano una situazione di perenne angoscia tanto da aver passato notti insonni per paura di essere uccise. Ormai stanche delle continue vessazioni e aggressioni, e temendo per la propria incolumità, si sono affidate nelle mani dell’Arma dei Carabinieri che in breve tempo, con un’accurata e dettagliata attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, otteneva dal Tribunale del capoluogo la misura della custodia cautelare in carcere per il giovane violento. Ordinanza che immediatamente veniva eseguita dai Carabinieri di Catanzaro Lido che hanno prelevato dalla sua abitazione il 19enne per accompagnarlo al carcere di Siano liberando così le vittime dal terrore e dal tormento cui erano costrette a vivere.
I Carabinieri di Catanzaro continueranno senza sosta a prestare la massima attenzione a questa grave e intollerabile forma di violenza nei confronti delle donne che, purtroppo, la pandemia da COVID-19 ha ulteriormente aggravato a causa sia della forzata convivenza tra persone all’interno delle mura domestiche imposta dai lockdown e dai coprifuoco, sia del peggioramento delle condizioni economiche dei nuclei familiari e dei singoli che comporta inevitabili riflessi negativi sulla libertà e sulla vita delle persone più deboli ed esposte a rischio. Per un contrasto efficace al fenomeno, è importantissima l’informazione, la prevenzione e l’approccio con le vittime di violenza. A tal fine, l’Arma, già dal 2013, ha avviato e completato la costituzione di una “Rete Nazionale di Monitoraggio sul fenomeno della violenza di genere” composta da militari formati e dotati di competenza certificata nel delicato settore che facilitano un intervento operativo tempestivo e aderente ai singoli casi, fungendo anche da punto di riferimento qualificato per tutti gli altri Carabinieri sul territorio. La prevenzione dei reati di genere viene attuata anche mediante l’utilizzo del Sistema “Scudo” che è un applicativo in dotazione alle Forze di Polizia da alcuni mesi e che permette di evidenziare i precedenti interventi delle pattuglie nei confronti di vittime di violenza, anche nei casi in cui non sia stata presentata denuncia. Lo scopo è quello di monitorare episodi rientranti nel cosiddetto “codice rosso”, non sempre caratterizzati da particolari gravità o aggressività, come le liti verbali, ma che, attraverso una condotta abituale, potrebbero assumere rilievo penale e diventare atti persecutori o maltrattamenti ai danni di familiari o conviventi.