MONDRAGONE – “Dopo l’arresto di La Torre sono stato minacciato su Messenger, mi hanno scritto che sono un infame, uno spione perché sono andato in caserma, la Dda sa tutto, ci sono indagini in corso non ne posso parlare”, Alfredo Campoli è stato sentito questa mattina dinanzi si giudici della prima sezione collegio A , presidente Giovanni Caparco, in merito alle estorsioni subite da lui e dal consigliere regionale Giovanni Zannini da parte di Francesco Tiberio La Torre detto Puntinella, videocollegato dal carcere di Santa Maria Capua Vetere.
Titolare di un’impresa familiare che si occupa tra l’altro di smaltimento di rifiuti, Campoli ha risposto alle domande del pubblico ministero Roberto Pascot, riferendo che da trent’anni subisce estorsioni dal clan La Torre. Quando Francesco Tiberio La Torre è stato scarcerato si presentò da lui “E’ venuto nel mese di maggio del 2023 nella mia azienda, ricordo che era il periodo delle elezioni, mi disse che gli servivano dei soldi , come cortesia, gli diedi 2 o 3000 euro. Poi si è presentato ogni venti giorni sempre chiedendo soldi con tono amichevole, 1500/2000 euro. L’ultima volta (nell’aprile del 2024) me ne ha chiesti 5000 e gliene ho dati 3000, glieli consegnavo sempre nel cimitero davanti alla cappella di mia mamma”, tranne che in una circostanza in cui glieli diede nello sgabuzzino di un bar. Il pm ha contestato che in denuncia il testimone aveva parlato dei toni ‘aggressivi’ assunti da La Torre e non certo ‘amichevoli’ quando gli chiedeva denaro “ogni volta che dicevo di non avere i soldi La Torre cambiava tono della voce ed espressione della faccia”.
In merito all’estorsione a Giovanni Zannini ha chiarito il suo ruolo “sono stato suo testimone di nozze, facciamo le vacanze insieme, abbiamo rapporti familiari. La Torre disse che Giovanni gli doveva dare 50.000 euro perché era ricco, mi diceva in continuazione ‘dici a Giovanni che mi deve dare i soldi’, io gli rispondevo di non farlo perché Zannini lo avrebbe denunciato immediatamente’. La mattina dell’8 maggio mi disse La Torre che se non gli dava i 50.000 euro andava a casa di Zannini e gli sparava in testa, verso le due di pomeriggio passò di nuovo mentre mi trovavo fuori la mia villa, dove stavo facendo dei lavori, e mi disse che ci avrebbe pensato mio figlio Pasqualino”. Avvertito del pericolo incombente, Giovanni Zannini andò dai carabinieri e denunciò La Torre e convinse anche Campoli a farlo.
L’imprenditore di Mondragone ha spiegato che da circa otto mesi sta seguendo un percorso con la Dda e con il tenente colonnello dei carabinieri Antonio Bandelli, in quanto fu avvicinato davanti ad un bar anche da Giacomo Fragnoli e il suo obiettivo è quello di tutelare l’azienda, la famiglia e i cento dipendenti.
Nelle more ha sostenuto di aver denunciato per estorsione anche il giornalista Gianluigi Guarino “Non volevo denunciarlo perché ho paura di lui”. Secondo quanto ha riferito in aula gli avrebbe chiesto soldi per non attaccarlo. Nel corso del contro esame sono state numerose le contestazioni fatte al teste dall’avvocato Carlo De Stavola, difensore di Francesco Tiberio La Torre.
gmm