Il mare campano è più caldo di quanto fosse fino ad alcuni anni fa sia in estate sia in inverno secondo il monitoraggio delle acque di balneazione da parte dell’Arpac, finalizzato a verificare in primis se ci siano fenomeni di inquinamento, ma che prevede anche la misurazione della temperatura marina, evidenzia nel golfo di Napoli, lungo la costa casertana e più a sud, fino al Cilento, dati tipici di una stagione estiva ormai avanzata.
“È sicuramente in atto – commenta Giorgio Budillon, professore ordinario di Oceanografia e Fisica dell’atmosfera all’Università Parthenope di Napoli – un surriscaldamento dei mari del pianeta e, ovviamente il Mediterraneo ed il golfo di Napoli non fanno eccezione. In alcuni punti del golfo, anzi, quelli dove i fondali sono piuttosto bassi, l’aumento delle temperature è particolarmente evidente. Il termoclino – spiega il docente universitario – che è la linea di confine tra lo strato più superficiale delle acque, quello che risente dei mutamenti di temperatura dell’atmosfera, e lo strato più profondo si è abbassato. Ormai c’è una vasta letteratura scientifica, corredata da dati e modelli, che consolida la tesi di un riscaldamento globale dei mari”. Su scala locale, relativamente alle acque che bagnano la Campania, questo fenomeno ha varie conseguenze. Il primo, del quale molto si è parlato negli ultimi anni, è che sta cambiano la composizione della flora e della fauna. Nuove specie, tipiche dei mari caldi, si sono adattate a nuotare nel nostro. Altre, che mal sopportano l’aumento delle temperature, si sono trovate in difficoltà.