Sono circa 10mila i lavoratori agricoli migranti che vivono in insediamenti informali in Italia. Questi uomini sono privi di diritti e soggetti a sfruttamento, sono privi dei servizi per l’integrazione. Il tema è trattato nel rapporto “Le condizioni abitative dei migranti che lavorano nel settore agroalimentare” pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani a contrasto del caporalato.
Il Rapporto presenta l’indagine compilata dai Comuni in relazione al censimento dei servizi messi a disposizione degli ospiti stranieri ed è risultato che ben 38 comuni hanno segnalato la presenza di insediamenti non autorizzati con sistemazioni non idonee e poco dignitose, come baracche, tende e roulotte. Migliaia sono i migranti coinvolti in questi “ghetti”, una condizione inaccettabile per un Paese occidentale come il nostro, e sono ben 11 le regioni che presentano tali problematiche d’integrazione, nonostante il fenomeno sia concentrato nel Mezzogiorno, primo approdo dei flussi migratori.
L’indagine è rilevante ed ha permesso al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di individuare i comuni che più necessitano dei 200 milioni stanziati nel Pnrr a contrasto dell’emergenza abitativa di questi insediamenti poco dignitosi.
Il Ministro del Lavoro, Andrea Orlando e il presidente Anci, Antonio Decaro hanno dichiarato: «Questo Rapporto non è la semplice mappatura di come i migranti vivono e lavorano nei nostri campi, ma restituisce in maniera più ampia il modo in cui sui nostri territori, oggi, riconosciamo o neghiamo dignità a quelle vite e a quel lavoro. […] Troppo a lungo abbiamo portato il peso di luoghi che negano i nostri principi costituenti e il rispetto dovuto a ogni essere umano. Li abbiamo, etimologicamente, tollerati. Non possiamo e non vogliamo più sostenere quel peso. Riconsegniamo ovunque alle parole “casa” e “lavoro” il senso che dovrebbero avere».