Sono 53 su 138, pari al 38,4%, i comuni campani destinatari di beni immobili confiscati alla camorra che ancora non pubblicano l’elenco sul proprio sito internet istituzionale. Cresce però sensibilmente il numero di quelli che invece lo fanno, sebbene con modalità non sempre pienamente rispondenti alla norma. Sono infatti 85 (61,6%) gli Enti che hanno regolarmente pubblicato l’elenco, rispondendo così all’obbligo sancito dal Codice Antimafia. La provincia più virtuosa è quella di Salerno, con una percentuale di comuni che pubblicano l’elenco che si attesta al 73%, con 19 comuni su 26. Seguono le province di Avellino (7 comuni su 11 – 63,6%), Napoli (31 comuni su 49 – 63,3%), Benevento (4 comuni su 7 – 57,1%). Chiude la classifica la provincia di Caserta, con una percentuale di pubblicazione del 53,3% e 24 comuni virtuosi su 45.
Sette i comuni hanno raggiunto il punteggio pieno di 100/100. Tra questi, spicca in particolare il comune di Napoli, insieme a Villa di Briano (CE), Pompei (NA), Pozzuoli (NA), Baronissi (SA), Olevano sul Tusciano (SA), San Cipriano Picentino (SA). Come riporta la nota stampa, la fotografia aggiornata è stata scattata da Libera Campania con la pubblicazione della seconda edizione del rapporto “RimanDATI Campania”, un focus specifico della ricerca nazionale “RimanDATI”, il report sullo stato della trasparenza dei beni confiscati nelle amministrazioni locali. I dati raccolti ed elaborati nelle pagine del report dimostrano che l’esame di riparazione a cui erano stati “rimandati” i comuni campani destinatari di beni confiscati dopo la prima edizione dello scorso anno ha sortito un qualche effetto, determinando certamente un passo avanti, per alcuni comuni assolutamente decisivo e importante. Si è passati infatti da una percentuale di pubblicazione del 50,4% (dati 2021) ad una del 61,6% (dati 2022).
“È in Campania – commenta Riccardo Christian Falcone, responsabile beni confiscati Libera Campania – che l’esperienza di monitoraggio civico alla base di RimanDATI ha avuto una sua prima organica e strutturata sperimentazione sin dai primi mesi del 2020. Al gruppo di lavoro campano dedicato al tema del monitoraggio civico dei beni confiscati si deve, infatti, la prima azione territoriale di raccolta ed elaborazione dei dati successivamente estesa a tutto il territorio nazionale. E, altresì, la prima sperimentazione della fase successiva di produzione delle domande di accesso civico per chiedere la pubblicazione dei dati, estesa, per la seconda edizione del report nazionale, ad altre quattro regioni. Percorsi che hanno segnato, insomma, un modello di riferimento. Nonostante i significativi passi in avanti dimostrati dal confronto tra la prima e la seconda edizione – conclude Falcone di Libera Campania – le risultanze di RimanDATI Campania 2022 dimostrano quanto il lavoro che abbiamo davanti sia ancora lungo e difficile. Ciò che impone a tutti, istituzioni, cittadini e società civile organizzata, di assumersi meglio e di più la propria parte di responsabilità. Il nostro orizzonte resta la piena conoscibilità e fruibilità dei dati e delle informazioni sui beni confiscati come strumento di facilitazione dei processi di riutilizzo sociale. In questa prospettiva, continueremo a lavorare”.
In Campania, stando ai dati del portale OpenRe.g.i.o estratti il 15 aprile 2022, sono 2656 i beni immobili confiscati. Il dato si riferisce agli immobili destinati, quelli cioè già trasferiti al patrimonio indisponibile dei comuni nei quali insistono. La distribuzione per province vede in testa la città metropolitana di Napoli con 1341 particelle confiscate e destinate. A seguire, la provincia di Caserta (805) e quelle di Salerno (311), Avellino (87) e Benevento (21). 138 i comuni che compaiono nell’elenco degli Enti destinatari di beni immobili in confisca definitiva. A questi numeri, vanno aggiunti quelli relativi ai tre Enti sovra territoriali campani destinatari di beni confiscati, vale a dire la Regione Campania con 3 beni immobili destinati, la Città metropolitana di Napoli con 82 beni immobili destinati e la Provincia di Avellino con 3 beni immobili destinati (per un totale di 88 beni immobili destinati).
La ricerca sugli 85 comuni che hanno pubblicato l’elenco ha evidenziato come si accresca anche la qualità dei dati pubblicati. A cominciare dal formato di pubblicazione: 45 comuni (il 52,9%) pubblica i dati in formato aperto, segnando un deciso balzo in avanti rispetto al 40,9% dello scorso anno. Il monitoraggio ha riguardato anche altre informazioni fondamentali sulla vita del bene confiscato. Molto buoni i dati sulla pubblicazione delle informazioni relative a dati catastali, tipologia e ubicazione. Inferiori i numeri relativi a consistenza, destinazione, utilizzazione e assegnazione: oltre il 75% dei comuni non specifica, in particolare, la durata della concessione del bene al soggetto gestore.
Sugli 85 comuni che hanno pubblicato l’elenco è stato costruito un ranking regionale pesato: su una scala da 0 a 100, la media è pari a 58.3 punti. La Provincia di Benevento risulta la più virtuosa con 58.9 punti, seguita da Salerno (56.9) e Caserta (51.3). Sotto la soglia dei 50 punti le province di Napoli (47.7) e Avellino (42.3). Il ranking regionale cresce rispetto al 2021, passando appunto da 51.4 a 58.3. Ciò significa che in generale si è mediamente accresciuta la quantità e la qualità degli elenchi nella direzione del rispetto degli obblighi di legge relativi ai contenuti e al formato di pubblicazione. Anche in questo caso, si tratta di un passo avanti importante anche se non ancora pienamente soddisfacente.
Così come non soddisfacente è il quadro emerso dall’analisi sui 3 Enti sovraterritoriali monitorati in Campania, in particolare in relazione alla mancata pubblicazione dell’elenco da parte della Regione. Nel rapporto regionale presentato da Libera viene fotografata anche la capacità di risposta delle amministrazioni locali alle domande di accesso civico, con le quali, successivamente ad una prima ricognizione, è stata richiesto agli Enti locali di pubblicare o aggiornare gli elenchi. Sulle 138 domande inoltrate ai comuni, la risposta è arrivata solo in 50 casi. Ciò significa che il 64% dei comuni cui è stata inviata la richiesta di pubblicazione o di aggiornamento dell’elenco non ha risposto, disattendendo in questo modo ad una precisa previsione normativa, secondo la quale gli Enti della Pubblica Amministrazione, interrogati dai cittadini con gli strumenti previsti dalla legge, hanno l’obbligo di rispondere entro trenta giorni.