“Promontory’s Funds” è il nome della complessa indagine condotta dai finanzieri della Sezione Operativa Navale di Oristano, finalizzata alla verifica delle procedure propedeutiche al rilascio dei cc.dd. “Indennizzi agli operatori economici per lo sgombero di specchi d’acqua” interessati dalle esercitazioni militari.
Il Protocollo d’Intesa integrativo del 2016, siglato tra il Ministero della Difesa e la Regione Autonoma della Sardegna, integrando il precedente del 1999, ha inserito il Poligono di Capo Frasca tra le strutture militari che danno diritto alle descritte indennità, aggiungendo nell’elenco delle marinerie beneficiarie dell’indennizzo, anche quelle iscritte al Compartimento Marittimo di Oristano, ad eccezione di quelle registrate al Circondario Marittimo di Bosa e di quelle operanti nelle acque interne non aventi sbocco a mare.
L’accordo stabilisce che gli indennizzi spettano a chi abbia esercitato, per almeno 120 giorni, l’attività di pesca, nelle zone interessate agli sgombri, nei due anni precedenti la richiesta di indennizzo (nel caso di prima istanza di accesso al beneficio), in accordo con la normativa sulla tracciabilità (art. 3) e che il criterio di individuazione dei beneficiari è definito con riferimento al luogo di ormeggio dell’unità dì pesca (art. 4).
In tale contesto, dal mese di giugno del 2021 i finanzieri hanno eseguito delle articolate indagini, nell’ambito di specifica attività di polizia economico-finanziaria, finalizzate all’acquisizione di informazioni inerenti le domande di liquidazione del contributo Regionale per gli indennizzi destinati agli operatori economici della pesca interessati dagli sgomberi di specchi d’acqua durante le esercitazioni militari presso Poligono di Capo Frasca.
In particolare, gli accertamenti, concentrati nel periodo 2015 – 2019, sono stati improntati per verificare la corretta corrispondenza tra quanto stabilito dal bando di assegnazione rispetto alle reali attività poste in essere dalle società destinatarie degli indennizzi, correlate con l’area di mare interessata dal poligono di Capo Frasca.
Dall’analisi dei documenti, che attestavano la tracciabilità del pescato fino alla consegna ai venditori al dettaglio, veniva riscontrata la presenza di specie ittiche presenti prevalentemente in laguna e nello stagno e non anche in mare aperto. Da ciò, si è arrivati alla conclusione che le attività di alcuni mezzi navali da pesca, beneficiari dei sopracitati indennizzi, siano state svolte esclusivamente nelle lagune e/o nello stagno, e non nell’area interessata dalle esercitazioni militari. Oltremodo, dalle fatture controllate è emerso l’esigua quantità di prodotto conferito, sensibilmente inferiore a quello richiesto dal citato articolo.
Per ciò che attiene al rispetto di quanto stabilito all’art. 4 del Protocollo d’Intesa “il criterio di individuazione dei beneficiari è definito con riferimento al luogo di ormeggio dell’unità dì pesca”, i finanzieri hanno effettuato dei sopralluoghi alle imbarcazioni impiegate, per la verifica delle caratteristiche delle stesse (lunghezza fuori tutto, pescaggio, tipo di propulsione, ect.).
Dal resoconto è emerso che molte barche avevano come mezzo di propulsione unicamente i remi mentre la posizione degli ormeggi di due società avevano, ed hanno tutt’ora, come sbocco a mare unicamente un canale, ove risulta ardua se non impossibile la navigazione per arrivare fino al mare aperto. Tale criticità non poteva consentire ai pescatori di arrivare fino alla zona di mare interessata dalle esercitazioni militari e, di conseguenza, di avere diritto all’indennizzo in questione.
Con tali artifizi, le tre Cooperative oggetto dell’operazione hanno indebitamente percepito oltre 1.600.000 euro.
L’attività si concludeva con la segnalazione all’Autorità Giudiziaria di 92 persone per “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche” (reato punito con la reclusione da 1 a 6 anni), per aver utilizzato artifici in sede di dichiarazione finalizzati a trarre in errore l’Ente erogatore mediante la presentazione di documenti non attestanti dati veritieri e per la violazione dell’art. 316 ter del Codice Penale “indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato” (reato punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni), per aver percepito gli indennizzi ottenuti traendo in inganno l’Ente erogatore;
In analogia a quanto già denunciato con l’Operazione “Big Family”, condotta dalla Sezione Operativa Navale di Sant’Antioco, conclusa nel novembre del 2020 – sottolinea il Col. Alessandro Bucci, Comandante del Reparto Operativo Aeronavale Cagliari – con l’Operazione “Promontory’s Funds” la Guardia di Finanza ha inferto un altro duro colpo ai furbetti dei facili indennizzi che continuano a mettere in piedi il solito modus operandi criminoso, che gli consente di percepire, senza merito, delle somme messe a disposizione dallo Stato, portandole via a chi ne ha realmente diritto, generando un danno all’Erario e ai tanti onesti operatori del settore presenti sul territorio sardo.