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A Napoli, nella città che fa turismo per caso, con milanesi al seguito

in Editoriale/N-Style by

L’EDITORIALE di ANTONIO ARRICALE – Al sindaco di Napoli piace ammuìna. E non ne fa mistero. La città in questi giorni è un brulicare di persone. “Meglio tanta gente, che la città vuota”, ha detto recentemente.

Il professore Gaetano Manfredi, che pure è un tecnico di qualità, non ci va molto per il sottile: infatti, non ama distinguere tra turisti e pendolari della visita mordi e fuggi. Come fanno per esempio le associazioni di categoria, che lamentano un calo di ospiti negli alberghi cittadini rispetto allo scorso periodo natalizio.

Al sindaco Manfredi piace ammuìna e basta, indipendentemente da quello che essa poi comporti. In termini di mobilità urbana e di servizi erogati, tanto per dirne due. Argomenti tutt’altro che peregrini, evidentemente, per lui che pure è presidente nazionale dell’Anci, l’Associazione dei comuni italiani che di questi temi ne ha fatto un mantra da recitare un giorno sì e l’altro pure che si appaia sui media.

Ad ogni modo, di gente a Napoli, nell’ultimo weekend, per strada ce n’era e tanta. E già questo comporta non pochi problemi di traffico e, soprattutto, di parcheggio. A me, per esempio, che facevo da cicerone ad un gruppetto di amici e colleghi di Milano, miei ospiti – esausto da tre ore passate in macchina – è capitato giocoforza di dover parcheggiare al Parking Beverello 24. Quattro ore, 60 euro. Dodici euro all’ora, nemmeno a Montecarlo. Con l’aggravante che la quinta ora te la fanno pagare anche se sono passati soltanto da 3 minuti.

Per gli amici avevo prenotato all’ Ostaria Pignatelli, a Chiaia, angolo Piazza San Pasquale – dove peraltro si mangia benissimo (non a caso ha vinto la sfida dei quattro ristoranti di Borghese) – per cui mi era sembrato logico – seguendo le indicazioni di Google – prendere la linea 6 della metropolitana, a Piazza Municipio. E qui altre sorprese. Nella modernissima costruzione non c’è una segnaletica degna di questo nome. Si cammina alla cieca. Di un servizio informazioni nemmeno a parlarne. Giù per le scale, seguendo le frecce su fogli A4 posti un po’ alla rinfusa, appiccicati ai pilastri, dopo aver fatto i biglietti. Sbagliarsi è facile. Giù, su, scendi, risali di un piano e finalmente arrivi al varco della Linea 6. Il cancello però è chiuso. Quella tratta, infatti, chiude alle 14 (e sono le 14,02) ma nessuno te lo dice, né di persona né con un avviso, prima di aver fatto i biglietti. I quali, tuttavia, potranno essere usati per l’autobus 150 (stesso gestore ANM della metro) che però non sai dove prendere e, soprattutto, se e quando arriverà. Per il traffico, ovviamente.

 “Questo a Milano non succede”, si lascia andare il collega. Ci resto un po’ male. Dopo un’attesa di altri 15 minuti, si decide allora di proseguire a piedi: in mezzo all’ammuìna di persone. All’uscita dal ristorante, incrocio il sindaco che si intrattiene al centro di Piazza dei Martiri, dove però l’ammuìna non c’è. Ma a via Chiaia no, proprio non si cammina.

Mi vedo un po’, con gli amici al seguito, turista per caso. Soprattutto, in una città che fa turismo per caso.    

Nella foto, la Linea 6 della Metro a Napoli e nel riquadro il sindaco Manfredi

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