“Abbiamo finanziato questi restauri con grande convinzione in quanto crediamo nel territorio e valorizziamo il territorio. Quanto scoperto e recuperato a Crecchio, grazie all’operato della Soprintendenza è patrimonio culturale importante per l’Abruzzo e per l’Italia. Codice Citra rappresenta la più grande comunità di soci vignaioli abruzzesi in cui si raggruppano 3.000 famiglie unite dal rispetto per la natura, da un legame generazionale profondo colmo di affetti e saperi e da un codice genetico etico e produttivo. Codice Citra sta per codice genetico ovvero la tradizione della vigna tramandata di padre in figlio, codice etico nel lavorare rispettando l’ambiente, le persone e le tradizioni, sta per codice relazionale insito nella cooperazione e nella condivisione dei valori, sta per codice produttivo che si realizza nella valorizzazione dei vitigni autoctoni nella salvaguardia delle norme di produzione a tutela dei consumatori. Siamo fieri di avere finanziato i restauri di tre corredi rinvenuti nelle tombe portate alla luce a Crecchio e risalenti a ben 2300 anni fa, ora parte importante del patrimonio culturale dell’Abruzzo, dell’Italia”. Lo ha affermato Sandro Spella, Presidente di Codice Citra, cooperativa che vede insieme ben 3.000 aziende abruzzesi nel settore vitivinicolo.
Ben 138 le tombe portate alla luce che risalgono al periodo tra il VI e il III sec. a. C. e spicca una stupenda corona appartenuta forse ad un giovane atleta e risalente a 2300 anni fa. Il restauro di tre corredi finanziati da Codice Citra, è stato presentato per la prima volta presso il Palazzo Ducale di Crecchio, in Abruzzo. “A Crecchio, in Abruzzo, per la prima volta, abbiamo presentato il restauro di corredi trovati all’interno di tombe risalenti tra il IV e il III secolo a.C. dunque a ben 2300 anni fa! Lo abbiamo fatto come anteprima della mostra dal titolo “I Mecenati” che stiamo organizzando in accordo con la Soprintendenza. Gli scavi presso la necropoli di S.M. Cardetola di Crecchio (CH), in Abruzzo, hanno finora restituito 138 sepolture che coprono un arco di tempo dal VI al III sec. a.C.
Grazie al contributo di Codice Citra e di altri privati è stato possibile restaurare i corredi di cinque tombe.
In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, come anticipo ed anteprima di quella futura mostra, si è deciso di presentare il restauro di tre di tali corredi, realizzato grazie al contributo dell’azienda Codice Citra. Ad esempio nella Tomba 57 è stato trovato un reperto che si è conservato per ben 2300 anni di storia e appartenuto forse ad un atleta. Si tratta di una stupenda corona in foglie di bronzo e frutti di terracotta dorata. Queste sepolture sarebbero ascrivibili all’antico popolo pre-romano dei Frentani e saranno protagoniste di una prossima mostra dal titolo “I Mecenati” – ha affermato Giuseppe Valentini, Presidente Archeoclub D’Italia sede di Crecchio – in quanto patrimonio culturale davvero importante. Questa opera di valorizzazione è possibile grazie alla Soprintendenza che sta puntando su questo territorio.
Gli oggetti nelle tombe non sono soltanto bei reperti. La loro natura e tipologia ci parla infatti dei valori e della cultura delle persone che, più di due millenni or sono, hanno sepolto i propri cari con gli oggetti più rappresentativi del loro mondo. Il restauro di questi oggetti permette il loro studio e, conseguentemente, ci permette di capire come queste antiche società si sono evolute”. Presentati i corredi delle tombe 17 – 34 e 57 oggetto del restauro finanziato da Codice Citra. “La presenza di elementi legati all’enogastronomia, il bere vino e il banchettare con carne cotta su spiedi, è forte sin dalle tombe più antiche (VI-V secolo a.C.), dove però sembrano preponderanti anche altri oggetti, specie le armi nei maschi, a sottolineare una maggiore attenzione al ruolo guerresco più che al simposio.
Le tre tombe restaurate grazie a Codice Citra, invece, ci testimoniano un importante cambiamento culturale. I tre corredi funerari si datano infatti ad un’epoca posteriore (IV-III sec. a.C.) e ci mostrano un chiaro cambiamento culturale. Ad essere esaltato non è tanto il valore guerresco – ha continuato il Presidente dell’Archeoclub D’Italia di Crecchio – quanto piuttosto il ben vivere, l’imitare usi e costumi greci, e l’importare oggetti belli e di lusso. Quella che appare non è più l’immagine di una società in conflitto, quanto piuttosto di persone che 23 secoli fa sapevano godersi la vita. Ed in questo mondo il consumo di vino sembra essere stato particolarmente importante come rito sociale.
La Tomba 17 ha restituito un enorme corredo composto da ben 28 reperti, soprattutto vasellame di importazione dalla Magna Grecia: da Taranto e dalla Campania. Si tratta di un raffinato set di stoviglie di lusso pensate per il banchetto e, soprattutto, per il bere vino in modo raffinato. È presente il grande cratere per mescolare vino ed acqua, nonché coppe e piatti di pregio. L’uomo ha inoltre i segni dell’attività atletica (lo strigile) ed è stato cremato: un rito inusuale per la zona, probabilmente eseguito per evocare i funerali degli eroi.
La Tomba 34 è la sepoltura di una donna che ha restituito rari esempi di gioielleria, una collana d’oro e fibule (spille) d’argento, anche queste importate dal sud. Tali elementi sono estremamente rari, e praticamente non hanno confronti in Abruzzo. La Tomba 57 è la tomba di un ragazzo, ed è forse la più sorprendente. Era presente un’anfora vinaria che preserva ancora i segni della pece greca (resina di pino laricio) usata per sigillarla e preservare il prodotto enologico. Ancora più interessante il fatto che sulla testa del fanciullo era presente una stupenda corona in foglie di bronzo e frutti di terracotta dorata con vera foglia d’oro. Reperti simili sono praticamente sconosciuti in Abruzzo, mentre corone simili si trovano nella grande città greca di Taranto”.
Dunque nasce il modello Crecchio che vede la collaborazione in rete di pubblico e privato. “Il restauro dei reperti di queste tre tombe non solo aiuta a capire la cultura antica di un territorio finora poco considerato per la fase preromana, ma renderà fruibile al grande pubblico alcuni reperti unici che andranno ad arricchire le collezioni del Museo nel Castello di Crecchio, contribuendo in questo modo anche a potenziare il valore e l’attrattività di questo luogo e di questo territorio. I restauri di alcuni di questi reperti sono un esempio di attività locale che promuove la valorizzazione dei beni archeologici dello stesso territorio: una forte realtà privata locale, Codice Citra, azienda che ha finanziato il restauro, che compartecipa con lo Stato al fine di preservare la memoria e le radici antiche della cultura della propria zona.
Nella stessa ottica è da vedere l’attività della sede di Crecchio di Archeoclub d’Italia. I volontari sono stati infatti il motore principale dell’esecuzione degli scavi – ha concluso Valentini – svolti comunque sotto la direzione scientifica del MIC, Soprintendenza Archeologia Nelle Arti e Paesaggio delle Province di Chieti e Pescara ed impiegando archeologi professionisti sul campo. Questi scavi sono particolarmente importanti in quanto, quando si pensa agli antichi popoli italici, solitamente si considerano ben altre zone dell’Abruzzo (come le grandi necropoli di Capestrano e Fossa nell’Aquilano, o la necropoli di Campovalano nel Teramano). Eppure, questi lavori stanno per la prima volta gettando luce su questa porzione d’Abruzzo, la fascia collinare della Provincia di Chieti, finora poco conosciuta per quest’epoca. L’opera finanziata da Codice Citra, in questo senso, risulta fondamentale. Ringrazio inoltre la Soprintendenza con la quale siamo in piena collaborazione al fine di valorizzare nel modo migliore il patrimonio culturale”.