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Gas e nucleare non sono energie verdi: il 21 maggio in tutta Europa la mobilitazione per bloccare il progetto europeo sulla tassonomia verde

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Nei prossimi mesi il Parlamento Europeo sarà chiamato ad approvare il progetto di Tassonomia Verde in cui gas fossile e nucleare sono inseriti come investimenti sostenibili, equiparandoli alle energie rinnovabili. Una grande operazione di greenwashing dietro cui si nasconde un gravissimo attacco alle vere fonti pulite.

In tutta Europa, sabato 21 maggio, diverse realtà ecologiste ed associazioni scenderanno in piazza nei pressi delle sedi delle istituzioni europee per manifestare contro questa scelta scellerata che ci allontana dalla giusta transizione ecologica verso le fonti rinnovabili.

Cos’è la tassonomia europea e perché si sta commettendo un grave errore

La Tassonomia non è altro che un sistema di classificazione sui cui l’UE lavora da anni, nell’ambito dell’attuazione del Green Deal europeo. Un elenco che specifica quali attività economiche sono da ritenere sostenibili e quali no. Cosa di per sé non negativa, anzi. Il problema è che all’inizio di quest’anno, la Commissione europea ha approvato una proposta che prevede l’inclusione di gas fossile e nucleare nella tassonomia sugli investimenti verdi.

Con la crisi climatica che non accenna ad arrestare la sua corsa, non possiamo tollerare che una risorsa inquinante come il gas fossile ed una tecnologia estremamente controversa come il nucleare possano essere rilanciate come investimenti sostenibili, togliendo così risorse alle uniche vere soluzioni: le energie rinnovabili, l’efficientamento energetico e la riduzione dei consumi.

Gas e nucleare non sono tecnologie di pace

All’emergenza climatica si sono aggiunte quelle del caro bollette, causato dalle speculazioni proprio sul gas fossile e che hanno esasperato le criticità sociali già presenti anche a causa dell’emergenza sanitaria, e il conflitto in Ucraina, anche legato alle risorse energetiche come accade in quasi tutti i conflitti oggi in corso.

Le fonti fossili, così come il nucleare, non sono tecnologie di pace, considerando i tanti conflitti legati alla contesa di queste risorse che continuano ad aumentare il rischio di proliferazione di armi nucleari. Il conflitto in Ucraina ne è l’ennesima triste dimostrazione, nella quale il gas fossile rappresenta un elemento centrale che, complice la dipendenza europea dalle fonti fossili, viene utilizzato come arma di ricatto da parte russa.

Queste emergenze – clima, caro bollette e conflitti – devono essere l’occasione per ripensare ad un modello produttivo che non rappresenta più solo una questione energetica o di natura economica, ma una questione sociale da cui dipende anche lo sviluppo dei territori, l’innovazione oltre che i posti di lavoro. Ai modelli di produzione centralizzata dell’energia dalle fonti fossili e dal nucleare, vogliamo opporre/proporre dei sistemi democratici incentrati sulla produzione locale e diffusa di energia attraverso fonti realmente sostenibili, ovvero il vento, il sole, l’acqua e la terra.

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