Parte il 4 aprile il tour di Veysi Altay in Italia. Il regista e cineasta turco è considerato uno dei principali testimoni e attivisti della causa curda. Altay ha lavorato per molti anni come fiduciario per Amnesty International e per l’Associazione per i Diritti Umani (İHD) ed è stato reporter della guerra in Rojava (Kurdistan occidentale) durante le battaglie contro l’ISIS a Serêkaniyê / Ras al-Ayn (2013) e Kobanê (2014) ed è proprio a lui che si devono le prime immagini arrivate in Occidente di quei drammatici scontri.
Ma, soprattutto, Veysi Altay in questo momento rischia grosso in Turchia: è stato già condannato a 2 anni e mezzo di prigione per “propaganda terroristica” per il film “NUJIN (nuova vita)”, che racconta la storia di tre donne soldato protagoniste della liberazione di Kobane dalle milizie islamiche dell’ISIS. Il divieto di andare all’estero per Altay è stato revocato solo un mese fa, ma il processo prosegue e intanto un’altra causa, intentata per il film “BÎR (Well)”, è ancora in corso. E ancora, Altay ha ricevuto una pena detentiva di 18 mesi e una multa di 1.000 euro per essere il direttore di un giornale curdo; anche in questo caso il processo è ancora in itinere.
Veysi Altay è stato invitato in Italia dal Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli che, in sintonia con la Rete del Caffè Sospeso, ha organizzato il suo tour che toccherà, oltre al capoluogo campano, Salerno, Cagliari, Forlì, Faenza e Trieste e forse, il 15 aprile, Bologna. Altay, del resto, è già un “amico” del Festival e più volte protagonista e testimone con i suoi lavori, ha vinto il prestigioso Human Rights Doc nel 2018.
“La presenza di Veysi in mezzo a noi – spiega il coordinatore del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, Maurizio Del Bufalo – è il sintomo di una grande e attiva solidarietà italiana al fianco dei Curdi e delle loro lotte che proseguono da molti anni, spesso dimenticate nel frastuono delle guerre che insanguinano l’Oriente. Conosciamo molto bene l’orgoglio e la fierezza di questo popolo che continua a chiedere la libertà per il proprio leader Abdullah Ocalan che vive in carcere da 23 anni e continua a scrivere, ad inviare messaggi di fiducia e pace al suo popolo che, sparso in varie regioni del mondo, mantiene una forte identità e persegue un progetto di autonomia e di pace”. Poi ribadisce la volontà della rete italiana di farsi scorta mediatica per il cineasta: “Veysi Altay è un artista perseguitato che, come molti altri testimoni, rischia di scomparire nelle carceri turche o addirittura di essere eliminato nel silenzio, come è già accaduto a molti oppositori del regime di Erdogan. Pertanto è nostro desiderio creare, attraverso questo tour italiano, dei legami di amicizia e di umana solidarietà che possano tenerlo al riparo, al suo rientro in patria, da possibili azioni di repressione silente”.