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Bocciata la pace fiscale perché contraria al dovere tributario

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La Corte Costituzionale ha bloccato la pace fiscale perché sarebbe contraria al dovere tributario, in ballo il destino dei tanti contribuenti decaduti  dalla rottamazione Ter delle cartelle e dal saldo e stralcio dopo la maxi scadenza del 14 dicembre scorso, termine ultimo per saldare tutte le rate accumulate nel 2020 e nel 2021.

Federcontribuenti: “il 43% dei contribuenti con piani di pagamento in essere hanno perso i benefici della definizione agevolata. Le tasse sono un dovere costituzionale quando, la loro somma, non supera il 40% del reddito netto. Oggi la somma di tutte le tasse e imposte supera di gran lunga la capacità reddituale dei contribuenti, oltre la soglia del 60%. Ogni italiano versa al fisco circa 8.300 euro di tasse all’anno, quando lo stipendio medio al netto in Italia è di circa 1.400 euro. Significa che sun un reddito annuo di 16.800 euro più della metà se ne va in tasse. Domandiamo, è costituzionale tutto ciò?”

Torniamo all’ultima sentenza della Corte Costituzionale (n. 66 depositata l’11 marzo 2022) secondo la quale, la riforma della riscossione deve abolire ogni possibilità di future “paci fiscali” perché contrarie al valore costituzionale del dovere tributario. Sul concetto di “dovere tributario” la Corte Costituzionale si era espressa con la sentenza n. 288 del 2019, evidenziando che si tratta di un dovere inderogabile di solidarietà.  La riforma della riscossione prevista dalla legge delega in materia fiscale non dovrà prevedere interventi di rottamazione o stralcio delle cartelle, contrari al valore costituzionale del dovere tributario e “tali da recare pregiudizio al sistema dei diritti civili e sociali tutelati dalla Costituzione”.

“Federcontribuenti: “ricordiamo al governo che ogni contribuente ha il dovere di versare le tasse in base alla propria capacità reddituale e che lo Stato deve ricordarsi, che ogni santo giorno ogni contribuente versa circa 25 euro di imposte e che le detrazioni le ritroviamo anche sulla Naspi e sulle pensioni più misere, su ogni singola bolletta e scontrino e che questa corda a furia di tirarla si spezzerà perché così non è più possibile continuare”.

Se aumenti le tasse devi aumentare i redditi, quindi imporre un salario minimo e diminuire il costo del lavoro. Il 43% dei contribuenti sono decaduti dai benefici della rottamazione e del saldo e stralcio non perché sono criminali incalliti o evasori di professione ma perché non avevano abbastanza soldi in tasca per pagare le richieste di uno Stato sordo e assente ai bisogni di chi vive e lavora fuori dalle grazie di Corte.

“Si chiede al governo di fare un enorme passo indietro e di prendere le distanze dai proclami che sanno di dichiarazione di guerra. Le famiglie italiane hanno bisogno di respirare e di non sentirsi continuamente minacciati. Spesso hanno paura di chiedere un ISEE temendo chissà quali ritorsioni ma dove vogliamo andare?”

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