Le energie rinnovabili stanno acquisendo sempre maggior importanza nell’attuale mercato delle risorse energetiche, in ragione degli effetti sempre più preoccupanti dei cambiamenti climatici, tanto da creare un articolato quadro di incentivi economici al loro impiego.
Tra queste fonti energetiche di “nuova generazione” grande diffusione sta riscontrando la c.d. biomassa legnosa, ossia la frazione dei prodotti, scarti e residui di origine biologica proveniente delle utilizzazioni forestali, utilizzata per produrre energia elettrica.
L’importanza di dette fonti è duplice: da un lato queste si rinnovano più velocemente rispetto alle “fonti fossili” che richiedono periodi estremamente lunghi per rigenerarsi, dall’altro costituiscono fonti di energia a emissioni zero”; questo significa che nel corso della combustione esse restituiscono all’atmosfera una quantità di anidride carbonica (uno dei principali gas responsabili dell’effetto serra) che all’incirca è pari a quella assorbita dagli stessi vegetali in fase di crescita.
Speciali incentivi sono previsti per la cd “biomassa da filiera corta” cioè caratterizzata da spostamenti particolarmente limitati dal bosco alla centrale elettrica.
Tra i compiti istituzionali dei Carabinieri forestali, oltre al controllo della regolarità delle utilizzazioni forestali e dei relativi cantieri, vi è anche quello di verificare la tracciabilità ossia la provenienza ed il percorso che questo tipo di prodotto forestale “effettua” dal bosco alle centrali a biomassa al fine di comprendere se i contributi economici pubblici previsti siano stati regolarmente percepiti.
A tal proposito i militari della Stazione Carabinieri Forestale di Mel (BL), dipendente dal Gruppo Carabinieri Forestale di Belluno, hanno condotto una complessa ed articolata attività di indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Belluno, al termine della quale sono emerse diverse irregolarità relative al biennio 2014-2016 riguardanti lotti boschivi siti in Provincia di Belluno e in Provincia di Vicenza.
In particolare è stato accertato dai militari forestali che venivano conferiti presso due centrali di produzione di energia elettrica presenti nel bellunese importanti quantitativi di biomassa (circa 27.874 tonnellate) in regime di “filiera corta” che in realtà avevano una provenienza diversa da quella dichiarata. Approfonditi accertamenti documentali hanno consentito di smascherare false attestazioni tese a percepire i particolari incentivi di cui si è detto.
Una circostanza particolare, caratterizzante il disegno criminoso, è risultata essere il conferimento di materiali legnosi, asseritamente provenienti da uno specifico lotto, in quantità oggettivamente superiori a quelle ritraibili da quel determinato bosco.
Anche il funzionario del MiPAAF (Ministero Politiche Agricole Alimentari e Forestali), preposto al controllo documentale propedeutico al finanziamento, è stato tratto in inganno.
In riferimento alle circa 27.874 tonnellate oggetto di controllo da parte dei Carabinieri forestali, è emerso che due ditte bellunesi hanno indebitamente ricevuto dalle centrali – destinatarie finali del prodotto – rispettivamente 6953 euro e 149.690,26 euro, quale sovrapprezzo conseguente il conferimento di materiale legnoso indicato come da “filiera corta” – poi è risultato non essere tale.
In conseguenza di questa truffa il GSE (Gestore Servizi Energetici) ha indebitamente erogato alle centrali incentivi previsti per la filiera corta per una cifra complessiva pari a 723.478,08 euro relativamente ai quali, in seguito alla segnalazione effettuata dagli stessi Carabinieri forestali di Mel, è in corso un’istruttoria da parte della Corte dei Conti per danno erariale.
Per quanto riguarda la truffa operata dalle due ditte sono state rinviate a giudizio n. 2 soggetti quali titolari delle ditte stesse, un dipendente di una delle ditte coinvolte e un professionista ai quali sono stati contestati il concorso nel reato di truffa e falsità ideologica.