Le indagini sono partite in seguito alla denuncia della madre della minorenne, a cui quest’ultima avrebbe parlato della chat che aveva col 29enne. In occasione poi di una perquisizione a casa dell’indagato, è stato rinvenuto uno smartphone usato per la connessione al profilo social con cui avrebbe «adescato vittime minorenni con il solito modus operandi». Sarebbe inoltre emerso un altro profilo di messaggistica in cui il 29enne avrebbe scaricato materiale pedopornografico ottenuto dalle proprie vittime al fine di riceverne altro più spinto: sui dispositivi trovate numerose immagini e video pedopornografici.
Secondo quanto spiegato dalla polizia, il 29enne, conosciuta la sua presunta vittima sui social, avrebbe approfittato di «uno stato di inferiorità» della minore, che soffre di «un deficit cognitivo», inducendola a credere nel mondo della fate e convincendola a inviargli materiale a contenuto sessuale perché necessario per la sopravvivenza delle stesse fate.