The Delta (formerly Indian) variant of Covid is 40% more transmissible than earlier variants.
This is the estimate made by the British Health Minister, Matt Hancock, who specified that the mutation is not necessarily more lethal. The country has reduced daily deaths to almost zero, vaccinated more than 60 per cent of its population with one dose and 40.7 per cent with two, and from next week starts inoculating those under 30.
But since 21 June is for the moment marked on the calendar as the date on which the last restrictions will fall, the spectre of the variant hovers over the general reopening.
“We’re looking at every option,” Hancock put in, “It’s not like we’re saying no to June 21 at this point. But we will have to continue to look at the data for another week and, with particular attention, that of the link between people infected and those who end up in hospital,” the minister said.
At the moment, the average number of daily infections in the UK due to the Delta mutation has risen to 5-6,000, but the number of hospital admissions has remained static, “showing that the link is not as strong as in the past,” Hancock stressed.
The antibodies produced by people who have received both doses of the Pfizer/BioNTech vaccine tend to be more than five times less effective against the Delta variant than the original virus on which it was calibrated, according to research conducted in Britain by the Francis Crick Institute and published in the journal The Lancet.
The United Kingdom is thus once again becoming the “laboratory” of new trends in the disease and responses to it, at least in Europe: with the eyes of the world on him, Prime Minister Boris Johnson announced that, at the upcoming G7 summit in Cornwall, he will ask the other six great powers of the Earth to actively contribute to vaccinating the entire world by the end of 2022.
“The world,” Johnson said, “is watching us and asking us to rise to the greatest challenge of the post-war era: to defeat Covid and lead a global recovery inspired by our shared values. Vaccinating the world by the end of next year,” he added, “would be the greatest achievement in the history of medicine.“
GB: variante Delta 40% più trasmissibile
La variante Delta (l’ex indiana) del Covid ha una trasmissibilità superiore del 40% rispetto a quelle precedenti.
E’ la stima abbozzata dal ministro della Salute britannico, Matt Hancock, che ha specificato che comunque la mutazione non è necessariamente più letale. Il Paese ha ridotto le morti giornaliere quasi a zero, ha vaccinato oltre il 60% della sua popolazione con una dose e il 40,7% con due, e dalla prossima settimana inizia a inoculare le dosi a chi ha meno di 30 anni.
Ma poiché il 21 giugno è per il momento segnato sul calendario come la data in cui cadranno le ultime restrizioni, lo spettro della variante aleggia sulla riapertura generale.
“Stiamo valutando ogni opzione – ha messo le mani avanti Hancock –. A questo punto non è che diciamo no al 21 giugno. Ma dovremo continuare a osservare i dati per un’altra settimana e, con particolare attenzione, quello del legame fra le persone contagiate e quelle che finiscono in ospedale”, ha detto il ministro.
Al momento la media dei contagi giornalieri nel Regno Unito, per colpa della mutazione Delta, è risalita a 5-6.000, a fronte però di un numero di ricoveri rimasto al palo, “mostrando che il nesso non è stretto, come in passato”, ha sottolineato Hancock.
Dubbi anche sul fronte vaccinale: gli anticorpi prodotti dalle persone che hanno ricevuto entrambe le dosi del vaccino Pfizer/BioNTech tendono a essere oltre cinque volte meno efficaci contro la variante Delta rispetto al virus originario su cui era tarato, secondo una ricerca condotta in Gran Bretagna dell’Istituto Francis Crick e pubblicata sulla rivista The Lancet.
Il Regno Unito diventa così di nuovo il “laboratorio” delle nuove tendenze della malattia e delle risposte ad essa, almeno in Europa: con gli occhi del mondo puntati addosso, il primo ministro Boris Johnson ha annunciato che, nell’imminente vertice del G7 in Cornovaglia, chiederà agli altri sei grandi della Terra di contribuire attivamente a vaccinare il mondo intero entro la fine del 2022.
“Il mondo – ha detto Johnson – ci guarda e ci chiede di essere all’altezza della maggiore sfida del dopoguerra: sconfiggere il Covid e guidare una ripresa globale ispirata ai nostri valori condivisi. Vaccinare il mondo entro la fine dell’anno prossimo – ha aggiunto il premier padrone di casa – sarebbe il più grandioso exploit nella storia della medicina”.