La pandemia covid ha obbligato da diversi mesi a vivere l’Italia “a colori”. Ma ci ha anche insegnato che i colori possono raccontare l’emergenza in modo più semplice ed efficace. Per questo l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre – che da oltre un decennio elabora indagini statistiche sulle morti bianche nel nostro Paese – ha deciso di utilizzare gli stessi colori per descrivere in modo più leggibile e incisivo le tragedie che si consumano nella quotidianità lavorativa. Si tratta, dunque, di una zonizzazione sulla base della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa, parametrata su un’incidenza media nazionale (Im=11,3).
E così a finire in zona rossa nel primo quadrimestre del 2021 con un’incidenza maggiore di 1,25 rispetto alla media nazionale (11,3) sono: Molise, Abruzzo, Valle D’Aosta, Campania, Basilicata, Puglia. In zona Arancione: Piemonte, Trentino Alto Adige, Lazio e Calabria (incidenza tra Im e 1,25 lm). In zona gialla: Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Sicilia (tra 0,75 Im e 1 Im). In Zona Bianca: Umbria, Lombardia, Sardegna, Liguria e Marche (incidenza minore di 0,75 Im).
“Siamo convinti che questa nuova mappatura dell’emergenza possa diventare uno strumento di lavoro sugli infortuni mortali – sottolinea Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio mestrino – Perché, al contrario dei numeri assoluti delle vittime che sono ovviamente più drammatici in regioni con una popolazione lavorativa più numerosa, le incidenze ci raccontano il reale andamento infortunistico, regione per regione”. Passando infatti ai numeri assoluti, la geografia dell’emergenza sembra cambiare in modo significativo, ma ciò non significa che laddove i numeri siano elevati il rischio reale sia superiore. E la dimostrazione parte dalla Lombardia. Se infatti il rischio di mortalità della Lombardia risulta essere tra i più bassi in Italia, tanto da essere collocata in zona bianca, è anche la regione in cui si conta il maggior numero assoluto di vittime in occasione di lavoro a causa dell’elevato numero di lavoratori. Da gennaio ad aprile 2021, in Lombardia si sono registrati 36 decessi. Seguono: Lazio (27), Campania (26), Piemonte (25), Emilia Romagna (22), Veneto (21), Puglia (19); Toscana (16), Abruzzo (14), Sicilia (13), Molise (7), Calabria e Tentino Alto Adige (6), Friuli Venezia Giulia (5), Liguria, Umbria, Basilicata e Sardegna (3), Marche (2), Valle D’Aosta (1).
Nei primi 4 mesi del 2021 sono 306, dunque, le vittime sul lavoro registrate in Italia (+9,3% rispetto al primo quadrimestre 2020). E sono 258 i decessi rilevati in occasione di lavoro, mentre 48 sono quelli verificatisi in itinere. Ad incidere nell’incremento è stata certamente anche la pandemia, ma sappiamo che la quotidianità lavorativa uccide di più del Covid. Ed è la cronaca degli ultimi due mesi ad averlo testimoniato con numerosi infortuni mortali verificatisi sulle impalcature, o nei magazzini, con lavoratori morti schiacciati dalla caduta di merci o durante l’uso di macchinari. Il settore Costruzioni è quello che conta più vittime (32 decessi). Seguono: Attività Manifatturiere (22), Commercio, Riparazione di autoveicoli e motocicli (21), Trasporto e Magazzinaggio contano 18 vittime; Amministrazione Pubblica e Difesa (11). La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 45 e i 64 anni (181 su un totale di 258). Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro nel primo quadrimestre 2021 sono 21 su 258. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro da gennaio ad aprile 2021 sono 32. Il lunedì continua ad essere il giorno in cui si è verificato il maggior numero di infortuni nei primi quattro mesi dell’anno.