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ESCLUSIVA – Ferdinando Frigeri, direttore U.O.C di Ematologico – Oncologica, AORN – “Profonda sinergia con AIL”

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L’emergenza sanitaria in atto ha reso difficile la gestione delle malattie e questo è vero ancor di più per le persone affette da tumori del sangue, che hanno incontrato diversi problemi nella prima fase di lockdown e ne incontrano ancora oggi con la ripresa dell’infezione da Covid-19. Nonostante questo, l’Ematologia italiana, a differenza di molte altre specializzazioni, non ha risentito troppo della situazione generale.

Durante la trasmissione “Focus Sanità” in onda su Teleprima è intervenuto il dottor Ferdinando Frigeri direttore U.O.C di Ematologico – Oncologica, AORN Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta.

LINFOMI – “Esistono due gruppi di linfomi, i linfomi di Hodgkin e i linfomi non-Hodgkin. In Italia in un anno si manifestano circa 2000 nuovi casi di linfoma di Hodgkin e 15.000 nuovi casi di linfoma non-Hodgkin, categoria più eterogenea, che raggruppa circa 60 diversi sottotipi. Fino a 40 anni fa le tecniche diagnostiche a disposizione permettevano di classificare i linfomi non Hodgkin solo come linfosarcomi o reticolosarcomi. Dagli anni Settanta in poi, invece, i progressi compiuti nel campo della immunologia hanno permesso di distinguere meglio i linfomi a seconda del tipo di linfocita coinvolto e della espressione di specifiche molecole sulla superficie delle cellule malate. La sintomatologia dipende dalla sede anatomica interessata dal linfoma non Hodgkin. Fra i sintomi più comuni si possono ritrovare: ingrossamento dei linfonodi in varie parti del corpo (tuttavia, è opportuno precisare che si tratta di un sintomo aspecifico, in quanto i linfonodi possono ingrossarsi anche per via di altre patologie, come ad esempio, quelle di natura infettiva). Finora le cause esatte che scatenano il linfoma sono sconosciute e non c’è modo di prevenire il linfoma”.

TRATTAMENTI E CURA – “La biopsia dei linfonodi, cioè il prelievo di tessuto dai linfonodi che verrà successivamente analizzato al microscopio, è l’esame fondamentale per arrivare a una diagnosi precisa. Una volta ottenuta la diagnosi istologica, occorre effettuare la stadiazione della malattia, cioè valutare l’estensione della malattia. La scelta del trattamento farmacologico è strettamente correlata alla tipologia di linfoma non Hodgkin che ha colpito il paziente, allo stadio cui la malattia si trova e alla sua gravità. Il trattamento – oltre alla somministrazione di farmaci – può prevedere l’associazione con altre strategie terapeutiche, come la terapia radiante (radioterapia).

In alcuni casi è anche possibile ricorrere al trapianto allogenico di cellule staminali da parenti stretti (fratelli o sorelle) compatibili o da donatore volontario. Infine, ricordiamo che ad alcuni pazienti può essere proposto il ricorso alla radioimmunoterapia (trattamento che prevede l’associazione di anticorpi monoclonali con isotopi radioattivi: l’anticorpo monoclonale è in grado di riconoscere, quindi, di legarsi alle cellule tumorali che verranno poi distrutte grazie alla presenza del componente radioattivo)”.

EMATOLOGIA E AIL – “Nell’ambito degli obiettivi della sua missione di servizio, l’associazione AIL CASERTA ha istituito presso la sede sociale un Punto di Primo Ascolto Psico-Sociale, destinato ai pazienti oncoematologici e al loro sistema familiare, residenti sul territorio provinciale. Il servizio, gratuito per i destinatari, si pone come momento di ascolto, di orientamento e di risoluzione dei conflitti e dei disagi psico-sociali che influiscono sulla qualità della vita degli assistiti. C’è una stretta collaborazione con il dott. Picazio, con cui discutiamo quotidianamente dei progetti futuri”.

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