NAPOLI – A distanza di dieci anni dal verdetto di primo grado, i giudici della quarta sezione della corte di appello di Napoli, presidente Antonietta Golia, hanno confermato la sentenza di assoluzione per Michele Patrizio Sagliocchi, 75 anni imprenditore di Villa Literno, e per Vincenzo Luccio 52 anni di Napoli, accusati di estorsione aggravata dalle modalità mafiose e dalla minorata difesa per l’età avanzata (80 anni) ai danni di Alberto Di Meglio, il proprietario del cinema Posillipo di Napoli.
Il pubblico ministero della Dda Fabrizio Vanorio aveva fatto appello contro la sentenza di assoluzione emessa dalla settima sezione del tribunale di Napoli che aveva scritto in sentenza di un incerto quadro probatorio. Il sostituto procuratore generale Fabiana Magnetta ha chiesto la condanna a sette anni per i due imputati. L’iter processuale nasce con la denuncia di Alberto Di Meglio del 12 ottobre del 2004 in merito a continue minacce implicite ed esplicite, con pesanti riferimenti ai clan casertani e napoletani, affinché cedesse ‘le chiavi’ del cinema situato in uno dei palazzi più eleganti di Napoli a Sagliocchi e per recedere da un’azione legale civile nei confronti di una società la Ctp riconducibile all’imprenditore liternese. Luccio, che rispondeva anche di danneggiamento, avrebbe organizzato una rapina ai danni di Di Meglio e il 31 maggio del 2004 avrebbe distrutto la vetrina del cinema con delle mazze e avrebbe squarciato con un coltello lo schermo, il 52enne pretendeva per sé la gestione del bar del cinema. Sagliocchi era difeso dall’avvocato Giovanni Cantelli, mentre Luccio era difeso dall’avvocato Paolo Cerruti.
gmm