ERCOLANO – Le accuse formulate sono disastro colposo e omicidio colposo plurimo e aggravato. Il proprietario del locale teatro della tragedia è stato individuato dai carabinieri: è un 38enne del luogo. Gli inquirenti devono stabilire chi fosse il titolare di quell’arsenale che è costato la vita a tre giovani, vittime che hanno pagato dazio allo stato di illegalità, incertezza e precarietà del lavoro, commissionato non si sa ancora da chi.
Nell’esplosione nella casa adattata a deposito di fuochi di artificio hanno perso la vita Samuele Tacifù di diciotto anni, Aurora e Sara Esposito, gemelle ventiseienni di Marigliano, tutti e tre al primo giorno di lavoro. Il corpo di Samuele, che lascia un bambino di 4 mesi, è stato sbalzato a dieci metri di distanza dalla deflagrazione ed è stato trasferito al Policlinico. Le salme delle due gemelle sono state recuperate oggi. I lavori di recupero sono stati sospesi per il timore di ulteriori scoppi. Il locale si è trasformato in una santabarbara. Un boato ha preceduto una colonna di fumo visibile anche a distanza di chilometri. Le ambulanze giunte in via Patacca a Ercolano, una zona agricola al confine con San Giorgio a Cremano, non hanno potuto modificare un destino già scritto Sul posto sono arrivati i carabinieri della tenenza di Ercolano e i vigili del fuoco. Il sindaco di Ercolano Ciro Buonajuto, giunto sul posto, ha ricordato che al Comune non sono mai pervenute richieste di autorizzazione e che la via maestra, anche se più faticosa, è quella della legalità e del rispetto delle regole. Una responsabilità che ricade sulle istituzioni, ma che dovrebbe essere patrimonio condiviso. Sarebbe auspicabile che per il tanto atteso passaggio tra il vecchio e il nuovo anno, invece di sparare fastidiosi botti, venisse osservato un minuto di silenzio nel ricordo delle tre giovani vittime. Un minuto di silenzio e di rispetto più forte del boato.
gmm