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LE FOTO. Zannini utilizza la segreteria da marciapiede per evitare orecchie indiscrete

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MONDRAGONE – Gli appuntamenti fuori casa. I telefonini tenuti ben distanti dal luogo della conversazione. Nessun dialogo all’interno della sua automobile o in quella dei suoi interlocutori.

Quello che per Giovanni Zannini è sempre stato un modus operandi, dopo il 3 ottobre, giorno delle perquisizioni dei carabinieri del reparto di Aversa nella sua abitazione a Mondragone e negli uffici napoletani della Commissione regionale Ambiente da lui presieduta, più che una consuetudine, sembra essere divenuto una necessità.

Il consigliere regionale, infatti, nonostante le precauzioni adottate in “tempi non sospetti”, si ritrova indagato dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere per corruzione e concussione. E tante informazioni sono giunte ai carabinieri prima ed ai magistrati poi, proprio dall’ascolto dei suoi colloqui.

La prima ipotesi di reato di cui risponde Zannini, ovvero la corruzione, nasce da due distinti episodi, il primo dei quali legato ai favori che il politico mondragonese avrebbe fatto agli imprenditori caseari di Castel Volturno (ma originari di Trentola Ducenta) Paolo e Luigi Griffo. In questo caso, Zannini avrebbe fatto in modo che i Griffo riuscissero ad ottenere un finanziamento di circa 10 milioni di euro da Invitalia, per la realizzazione di un mega caseificio. In cambio di quell’aiuto (grazie alla compiacenza delle amministrazioni comunali di Castello del Matese e di Cancello ed Arnone), Zannini avrebbe usufruito di una vacanza su uno yacht di lusso messo a disposizione dai due imprenditori della mozzarella.

Nel secondo caso, invece, attraverso consiglieri comunali di Teano a lui vicini, il politico di Mondragone avrebbe aiutato il suo amico e compare di nozze Alfredo Campoli ad ottenere l’affidamento di gare legate alla raccolta dei rifiuti nel comune sidicino. Campoli, per sdebitarsi, avrebbe poi regalato due scooter ai figli del consigliere regionale.

Fin qui, la corruzione. Il reato di concussione, invece, stando alle tesi dei pm Gerardina Cozzolino Giacomo Urbano della Procura di Santa Maria Capua Vetere, scaturisce dalle pressioni che Zannini avrebbe esercitato sull’ex direttore sanitario dell’Asl di Caserta, Enzo Iodice. Quest’ultimo avrebbe costituito per Zannini un ostacolo al suo “spadroneggiare” negli uffici dell’Azienda sanitaria di Caserta. Quelle pressioni e quella continua ingerenza avrebbero poi portato alle dimissioni di Iodice dall’incarico di direttore sanitario.

Nel decreto di perquisizione, i pubblici ministeri scrivono proprio del sistema adottato da Zannini per evitare di essere ascoltato da orecchie indiscrete, umane o tecnologiche. Nel provvedimento dei pm è riportato testualmente che il consigliere deluchiano, in un incontro con Iodice, “gli requisiva il telefono nel timore di essere intercettato”.

Va da sé che chi non ha nulla da nascondere non teme certo di avere addosso dispositivi elettronici attraverso i quali, generalmente, la polizia giudiziaria intercetta le conversazioni che avvengono nel corso delle telefonate o, anche, nei colloqui vis a vis. Da esperto avvocato penalista, Zannini conosceva e conosce bene i rischi che si corrono avendo con sé, o poco distante, uno smartphone, oppure parlando in auto (dopo potrebbero esserci delle cimici) o, ancora, ricevendo i suoi fedelissimi nell’abitazione di famiglia.

Per questo sindaci e amministratori vari, vengono ora ricevuti dal consigliere regionale, eletto nella lista “De Luca presidente” direttamente in strada, fuori al vicolo che conduce alla sua abitazione a Mondragone Qui, il 9 novembre scorso, ha incontrato il sindaco di Casaluce Francesco Luogo. Qui, stando a quanto ci riferiscono i bene informati, avrebbe incontrato, dopo quel fatidico 3 ottobre, tanti altri amministratori di Terra di Lavoro.

Oggi ripubblichiamo la foto che lo vede (di spalle) parlare con Luongo. Sulla destra un’altra immagine, nella quale Zannini e Giorgio Magliocca – ex presidente della Provincia ed ex sindaco di Pignataro Maggiore – passeggiano a Pignataro, lontano da orecchie indiscrete. Magliocca, legato a filo doppio a Zannini, è anche lui indagato per corruzione. La tempesta giudiziaria iniziata con l’inchiesta sul consigliere regionale si è estesa, infatti, anche all’amico Giorgio che, a differenza del mondragonese, si è dimesso dai suoi incarichi politici. Inchieste che non sono affatto chiuse e che, molto probabilmente, porteranno ad ulteriori sviluppi giudiziari nei Comuni coinvolti.

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