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Omicidio Vassallo: svolta dopo 14 anni. Arrestato il colonnello Fabio Cagnazzo

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POLLICA – A quattordici anni dal delitto dell’allora sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, stamattina sono scattati gli arresti. In manette il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, il figlio del boss e collaboratore di giustizia, Romolo Ridosso del clan di Scafati Loreto-Ridosso, l’imprenditore Giuseppe Cipriano e l’ex brigadiere dell’Arma Lazzaro Cioffi.

La svolta era attesa da tempo. Nel corso dell’interrogatorio dell’ufficiale, avvenuto all’incirca un anno fa, Cagnazzo aveva respinto ogni accusa. Le accuse formali sono invece emerse in seguito all’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip del Tribunale di Salerno su richiesta della Procura, rappresentata dal pubblico ministero Giuseppe Borrelli.

Il colonnello Cagnazzo originario di Aversa e molto noto nel Casertano, è figlio di Domenico, già generale dell’Arma dei carabinieri.

Tutti gli arrestati sono indagati con l’accusa di concorso in omicidio volontario con aggravante camorristica, così come era già emerso dalle perquisizioni dello scorso luglio: il decreto individuava il movente del delitto nella circostanza che Vassallo aveva scoperto un traffico di droga intorno al porto di Acciaroli organizzato da un clan, in combutta con carabinieri infedeli e imprenditori del salernitano, e si accingeva a denunciarlo alla procura di Vallo della Lucania.

Il giorno dopo l’omicidio, il sindaco avrebbe dovuto incontrare un ufficiale della compagnia dei carabinieri di Agropoli. L’indagine è stata condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno: sin da subito, infatti, si sospettò dell’esistenza di un’implicazione camorristica dietro il delitto.

All’epoca dell’omicidio, Cioffi lavorava nel nucleo investigativo dei carabinieri di Castello di Cisterna, all’epoca guidato da Cagnazzo che, in vacanza ad Acciaroli nei giorni del delitto, sequestrò di sua iniziativa – e in assenza di delega del pm di Vallo della Lucania, prima che il fascicolo venisse trasferito a Salerno – le immagini di una telecamera della videosorveglianza di un negozio che affacciava sul porto di Acciaroli. Cagnazzo poi scrisse una informativa che orientava le indagini verso un malfattore e spacciatore di origini brasiliane, Bruno Humberto Damiani, poi archiviato due volte dall’accusa di omicidio.

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