NAPOLI – Sono stati sequestrati e brutalmente picchiati per un debito da alcuni esponenti del clan Contini: la polizia ha arrestato cinque persone per fatti risalenti allo scorso mese di settembre.
Due uomini e tre donne sono gravemente indiziati, a vario titolo, di sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni personali, aggravati dal metodo mafioso. Aggravante dovuta al fatto che alcuni degli indagati sarebbero legati al clan Contini.
Le indagini della Squadra Mobile di Napoli sono partite dalla denuncia presentata da un uomo che aveva segnalato il rapimento di suo figlio da parte di persone nei confronti delle quali il giovane aveva un debito importante.
C’è anche Nicola Rullo, al momento irreperibile, ritenuto dalla polizia di Stato e dalla Dda di Napoli al vertice del clan Contini (componente di rango della cosiddetta Alleanza di Secondigliano), tra le persone coinvolte nel rapimento a scopo di estorsione del figlio di un imprenditore.
Proprio lui si è reso protagonista delle percosse, perpetrate con una mazza da baseball in legno e una in ferro, per ottenere la restituzione di 375mila euro.
Ieri la Squadra Mobile partenopea ha arrestato e messo in carcere i cinque gravemente indiziati, a vario titolo, di sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni personali, aggravati dal metodo mafioso.
E tra gli altri destinatari delle misure cautelari figurano parenti stretti del reggente del clan in fuga, attivamente ricercato dalle forze dell’ordine. Complessivamente gli indagati sono dodici ma le misure cautelari in carcere sono state emesse nei confronti di Nicola Rullo (irreperibile), Ciro Carrino, Giovanni Giuliani e Gabriele Esposito. Domiciliari con il braccialetto elettronico invece per Maria Rullo, sorella di Nicola, Immacolata Reginella e per Assunta Giuliani.
Secondo quanto emerso dall’attività investigativa della Squadra Mobile la vittima è stata prelevata e portata proprio a casa del boss, dove poi è stato furiosamente percosso.
Per ore e ore il padre delle vittima (che ha subito denunciato la scomparsa) ha temuto che gli avessero ucciso il figlio e al momento non è chiaro per quale motivo la persona aggredita sia stata prima medicata nel Casertano e poi lasciata davanti all’ospedale partenopeo Fatebenefratelli.