LA STORIA di ANTONIO ARRICALE – “Uso i partiti allo stesso modo di come uso i taxi: salgo, pago la corsa, scendo”. La frase è di Enrico Mattei, partigiano, imprenditore (industriale chimico), politico (fu parlamentare Dc dal 1948 al 1953) dirigente pubblico italiano (fondò l’Eni), abruzzese.
Mattei deve essere il modello di riferimento per molti imprenditori italiani. Ovviamente, con qualche differenza. La più evidente di tutte: lui all’Italia diede tanto, i suoi epigoni dall’Italia prendono molto.
E di Mattei potrebbe dirsi allievo anche il geometra Aldo Patriciello, re della Sanità in Molise. Il quale di Mattei potrebbe dirsi anche conterraneo essendo, un tempo, la Regione denominata, appunto, Abruzzi e Molise. Ed è, questo elemento, anche l’unico elemento che unisce i due. Certo, ci sarebbe anche la politica. Ma Mattei, sugli scranni di Montecitorio c’è stato soltanto una legislatura, la prima nell’era repubblicana, quella immediatamente post-bellica. Patriciello, invece, in politica c’è da una vita. Per dire, soltanto al Parlamento europeo siede da cinque legislature. A Bruxelles arrivò la prima volta nel 2006 e, da allora, non ha più schiodato. Precedentemente, era stato vice presidente della Regione Molise e, dunque, consigliere regionale. E prima ancora amministratore comunale di Venafro, città dove è nato e ha gettato le basi del suo impero economico.
L’attività politica per lui è cominciata dal basso, appena ventenne, con la casacca della Democrazia Cristiana, in consiglio comunale. E targato Dc fu, appunto, il primo taxi che prese: perché, da quel momento in poi, di cambiare targa non s’è fatto scrupoli.
Per forza di cose (erano gli anni di Tangentopoli) dalla Dc trasmigrò nel Ppi (1994), poi in Democrazia Europea (2001), quindi nell’Udc (2002) da cui passò in Forza Italia (2008), che poi diede vita al Pdl (2009) e di nuovo in FI (2019). Infine, lo scorso anno approdò alla Lega. Troppi? Probabilmente.
Per il geometra Patriciello le attività imprenditoriali di famiglia cominciano – come si può intuire – con l’edilizia, per espandersi via via ad altri settori: alla sanità, soprattutto, ma anche all’editoria, oltre all’antico amore di famiglia, l’edilizia. E, però, è con la sanità – di non poco rilievo è l’IRCCS Neuromed di Pozzilli – che fa il grande salto imprenditoriale. Ad ogni modo, il gruppo famigliare oggi dà lavoro a circa 900 dipendenti.
Va detto poi che, sia dal punto di vista politico che imprenditoriale, la cavalcata politica dell’europarlamentare Patriciello non è stata sempre agevole. Grande conoscitore della circoscrizione meridionale (Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e, naturalmente, la Campania, che considera come una sorta di feudo) alle ultime Europee Aldo Patriciello – che intanto ha salutato Forza Italia – ha rischiato di dire addio anche a Bruxelles. Con circa 70 mila preferenze, infatti, è il primo dei non eletti in quota Lega, dove è approdato. Recupera il seggio per il rotto della cuffia: il generale Roberto Vannacci, leader indiscusso, opta per l’elezione nella circoscrizione nord-occidentale.
Ed è un uomo fortunato l’europarlamentare Patriciello anche quando finisce nelle maglie della giustizia, da cui ne esce, tuttavia, sempre bene. Tranne in un caso, all’inizio della carriera, anni Novanta. Fu condannato definitivamente in Cassazione a quattro mesi per un finanziamento illecito: 16 milioni di lire dati ad un politico amico. Allora funzionava così.
Per il resto, invece, è più l’attenzione dei giornali a creargli qualche mal di pancia, che non la magistratura: la quale, tuttavia, spesso s’è dovuta fermare sull’uscio di casa, grazie all’immunità di cui l’europarlamentare gode.
Sono i giornali, dunque, a ficcare periodicamente il naso dove non dovrebbero. In particolare, con l’europarlamentare sembra avercela il Fatto quotidiano.
Il quotidiano di Marco Travaglio, per esempio, lo scorso anno scrisse: “L’istituto Neuromed, di proprietà del politico di Fi, si è aggiudicato i fondi (oltre 24 milioni di euro) per realizzare in Molise un progetto di edilizia sanitaria. Poi, in qualità di stazione appaltante, ha spacchettato i lavori in tre lotti, affidandoli con procedura senza pubblicazione di bando di gara ad altre società, tra cui quella dei suoi fratelli, dei nipoti e cognata e quella dei figli di un politico da sempre amico di Patriciello. I lavori erano stati aggiudicati a ottobre, ma mercoledì 8 marzo – un’ora dopo che ilfattoquotidiano.it ha telefonato all’eurodeputato per chiedergli conto della vicenda – compare la notizia che la procedura è stata sospesa”.
Ed è sempre il Fatto quotidiano a riportare – domenica, 3 novembre scorso – la notizia dei conti da bancarotta della Regione Molise, unitamente a molte irregolarità contabili. Un buco di 362 milioni di euro, che pesa come un macigno sull’ente, prima ancora che su un settore che già normalmente assorbe il 70% del bilancio regionale. Né il disavanzo accenna minimamente a diminuire, a dispetto dei piani di rientro che si trascinano da 17 anni e l’alternarsi di molti commissari. Scrive la Corte dei conti: il deficit deriva dal rapporto con i privati accreditati dalla Regione che la fanno da padroni. A partire proprio dalla Neuromed, “gallina dalle uova d’oro di Aldo Patriciello”, aggiungiamo noi.
Secondo i magistrati contabili, infatti, “le prestazioni erogate dai privati in Molise sono remunerate sistematicamente oltre i limiti massimi di finanziamento stabiliti. Solo nel quarto trimestre del 2022 hanno fatturato complessivamente 34,3 milioni di prestazioni extra budget, di cui 21 milioni – nemmeno a dirlo – solo a Neuromed”.
Aldo Patriciello, però, non se ne cura. Stavolta dal taxi non scende, ci si mette alla guida. È infatti il nuovo coordinatore regionale della Lega. Fino alla prossima corsa, ovviamente.