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Politica & malaffare. Zannini sott’accusa per corruzione e concussione: fissato il Riesame

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CASERTA/MONDRAGONE – E’ fissata per mercoledì 6 novembre la discussione del ricorso presentato dall’avvocato Angelo Raucci per il dissequestro di documenti, telefonini e pc di Giovanni Zannini, requisiti nel corso delle perquisizioni del 3 ottobre nell’abitazione e negli uffici del consigliere regionale.

Il legale del politico mondragonese sta, però, valutando la possibilità di ritirare l’istanza di dissequestro, visto che le copie forensi sul materiale sono già state realizzate e che denaro contante non è stato sequestrato né a casa, né negli uffici napoletani della Commissione Ambiente, di cui Zannini è presidente.

Nell’inchiesta che ha travolto il deluchiano Zannini (indagato per concussione e corruzione), spicca anche il vertiginoso giro di denaro sequestrato nel corso delle perquisizioni dei carabinieri del reparto territoriale di Aversa. I militari avrebbero trovato e requisito nelle abitazioni e negli uffici controllati, ben 545mila euro in contanti.

Nell’indagine dei pm Gerardina Cozzolino e Giacomo Urbano del tribunale di Santa Maria Capua Vetere risultano indagati, oltre a Zannini, anche l’imprenditore, amico e compare di nozze del politico mondragonese, Alfredo Campoli, gli imprenditori Paolo e Luigi Griffo, Ciro Ferlotti, Giuseppe Ruggiero e Antonio Postiglione (super dirigente della Sanità campana).

Coinvolti anche i cosiddetti “terzi”, ovvero coloro che non risultano indagati, ma che hanno comunque subito perquisizione personale e domiciliare. Si tratta di Orlando De Martino (autista e uomo di fiducia di Zannini), Vincenzo Rurgo, Francesco Melchiorre (il misterioso uomo di Foggia che avvicinò Campoli, offrendogli una pendrive da consegnare a Zannini), Antonio Scuotto (dipendente della FC Multiservice di Campoli), Arianna De Lellis, Giuseppe Romano, Luigi Marra (questi ultimi tre componenti della commissione Ambiente del comune di Castello del Matese). Proprio nel corso dei controlli effettuati a casa di indagati e non indagati, che sono stati rinvenuti i 545mila euro.

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