Il baby killer: “Ho ucciso il mio amico Genny, ma non ho avuto il coraggio di dargli fuoco”

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NAPOLI – Agghiacciante confessione del giovane killer di Pianura. I.P. di appena16 anni ha candidamente ammesso di aver ucciso il suo amico Genny Ramondino perché glielo avevano ordinato i capi. “Hanno detto che ero minorenne e che per questa ragione non avrei avuto niente da temere”.

Avrebbe inoltre confessato di averlo attirato in una trappola e di averlo ucciso in uno scantinato di via Comunale a Pianura. Poi ha raccontato che il corpo sarebbe stato trasportato in auto, dopo il lavaggio con candeggina della tracce di sangue dalle scale, con l’aiuto dei grandi, ma non avrebbe avuto il coraggio di partecipare all’incendio del cadavere nella campagne tra Pianura e Marano perché la vittima era suo amico. L’omicidio è maturato nell’ambito di un regolamento di conti interno alla “nuova paranza di Pianura”, un clan formato da giovani ed ambiziose leve guidato dall’aspirante boss Massimiliano Santagata, in carcere da due mesi. Ramondino sarebbe stato ucciso per essersi appropriato di 3500 euro destinati alla divisione dei proventi delle piazze di spaccio. Il giovane killer apparterrebbe a una nota famiglia criminale del rione Traiano. Dopo che fu trovato il cadavere di Gennaro, fu fermato Antonio Di Napoli con l’accusa di favoreggiamento, occultamento e distruzione del cadavere e delle auto utilizzate per il delitto. Di Napoli aveva spiegato che lui non aveva ucciso Ramondino e avrebbe accusato il 16enne, ma avrebbe anche ammesso di essere arrivato subito dopo e di aver cancellato le tracce e portato via il corpo.