Nel Pd è cominciata la conta dei peones. Ruotolo, Sales e Graziano hanno deciso: no a De Luca

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L’EDITORIALE di Antonio Arricale – C’è preoccupazione e ansia fra gli esponenti del piddì. Soprattutto tra i dirigenti che rappresentano la minoranza che si oppone a Elly Schlein. E, tra questi, ancor più tra chi, ritrovandosi attualmente

sulle posizioni del presidente della Giunta regionale Vincenzo De Luca, è decisamente all’opposizione della segretaria, e però neanche fa nulla per difendere le posizione fondamentaliste dello Sceriffo.

Poveri peones (così si definivano un tempo le seconde e terze file, insomma, la truppa) sono stati messi nella difficile posizione di dover scegliere da che parte stare: con De Luca, rischiando di rimanere fuori dal partito e soprattutto dalla spartizione delle poltrone; o con la Schlein, nel qual caso a rischio sarebbe soltanto la poltrona. Perché una cosa è certa – dicono – con il partito spaccato e il candidato 5Stelle, Roberto Fico o chiunque altro proposto dai Dem della metropoli, la conservazione della presidenza della Regione Campania al centrosinistra sarà molto difficile.

Ad ogni modo, la conta di chi sta con chi è cominciata. Ieri a Napoli, per esempio, al convegno organizzato da Sandro Ruotolo, il responsabile della comunicazione Dem per il Mezzogiorno, sul tema “Il Sud in Europa”, nella registrazione dei presenti, ma soprattutto degli assenti, sono venute le prime indicazioni delle forze in campo. All’incontro si è parlato, naturalmente, di De Luca, sia pure senza citarlo mai, di terzo mandato per le elezioni regionali, ma soprattutto di questione morale. Ecco, questo sembra appunto il discrimine posto sul tavolo dall’europarlamentare, il quale ha detto: “Sono stanco di aspettare l’intervento della magistratura per scoprire il marcio, la corruzione, il rapporto con le mafie”.

Insomma, par di capire, il ragionamento dei vertici Pd è, in filigrana, questo: al di là del giudizio sulle cose fatte o non fatte, De Luca non è nuovamente proponibile alla Regione perché ha costruito un sistema di potere non virtuoso. Anzi. E a chiarire in maniera ancora più esplicita il concetto ci ha pensato Isaia Sales: negli ultimi dieci anni, in Campania, sono stati sciolti per infiltrazioni della camorra 21 consigli comunali, di cui 10 di centrosinistra, e 4 avevano un sindaco Dem. E ha aggiunto: “Non si può consentire in Campania di fare del potere un affare di famiglia. Quanto si ha una bella età, bisogna farsi da parte”. Più chiaro di così…

Contro il terzo mandato, ovviamente, si è dichiarato anche Stefano Graziano, il parlamentare casertano un tempo fedelissimo dello Sceriffo, che sedeva in prima fila, e che in questo modo – chissà se per convinzione o, più semplicemente, convenzienza – mostra di voler prendere definitivamente le distanze dal modus operandi del Pd in provincia di Caserta, attraversato – come accade a Salerno – da vicende giudiziarie che coinvolgono il consigliere regionale Giovanni Zannini e da arresti di amministratori e scioglimenti di amministrazioni comunali. Un sistema politico, va detto, di cui pure è stato fino a ieri tra i massimi riferimenti.

In sala, benché annunciato, non è stato notato, invece, il consigliere regionale Mario Casillo, alias mister preferenze. Assente giustificato per motivi familiari, è stato riferito. Sarà.

Ad ogni buon conto, domani la sfida si sposta a Salerno, nella stessa città di De Luca, dove il Pd terrà l’assemblea, che aprirà la strada – si mormora – al commissariamento.

Lo Sceriffo, ovviamente, non se ne sta a guardare. Mercoledì, in Regione, ha convocato tutti i suoi. Guardandoli a uno a uno negli occhi, dai poveri peones vorrà sapere – a sua volta – chi sta con lui e chi no. Perché lui, lo ha detto ormai in tutte le lingue, di fare un passo indietro proprio non ci pensa.