Ex Impreco, il pasticciaccio della Regione e la marcia indietro di Giosi Romano

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LA STORIA di Antonio Arricale – Un progetto ambizioso, si dice, ogni qualvolta si prospetta un’iniziativa sull’area ex Impreco: 160 mila metri quadrati nell’area industriale di Gricignano di Aversa. Parole, parole.

Quella dell’Impreco è una storia – la solita storia, verrebbe da dire – fatta di intrighi politici e di pasticci burocratici, come Notix.it va raccontando da qualche settimana.

Una storia che intanto registra una clamorosa marcia indietro, anzi più di una. La prima, niente po’ po’ di meno che del Commissario unico della Zes per il Mezzogiorno, l’avvocato Giosi Romano. Il quale, ad un mese dalla pronuncia del Tar, adito dagli assegnatari dell’area, temendo di soccombere e rimetterci la faccia, ha revocato il nuovo bando di assegnazione dell’area, dopo che l’Asi di Caserta già ne aveva fatto uno. Bando che lo stesso Romano aveva fatto, ma nella qualità di Commissario straordinario della Zes in Campania. E, già qui, che la questione sia non poco intricata, già si intuisce.

Intanto, è bene sapere che il Commissario della Zes regionale è un avvocato amministrativista. È stato presidente del Consorzio per l’Area di sviluppo industriale della provincia di Napoli e presidente della Cise (Confederazione Italiana per lo Sviluppo economico) oltre che sindaco di Brusciano, in provincia di Napoli e presidente regionale dell’Anci. Insomma, è un uomo politico navigato. Ma, soprattutto, uomo del cerchio magico del presidente della Regione Vincenzo De Luca. Se ne deduce che è (ma forse è meglio dire, è stato) molto amico di Raffaella Pignetti, presidente dell’Asi di Caserta, e dunque, frequentatore della catena di comando del sistema deluchiano in provincia di Caserta, a cominciare dall’on. Stefano Graziano, l’assessore Nicola Caputo, il consigliere regionale Giovanni Zannini e via di seguito.

La storia dell’Impreco comincia 24 anni fa. È nel dicembre del 1990 quando il ministero del Bilancio e della Programmazione economica sottoscrive con il consorzio (composto da diverse decine di imprenditori) un contratto di programma per creare una filiera del sistema moda. L’esempio che fa da benchmark è il Consorzio Unica, sul confinante territorio di Carinaro, che ha dato vita alla filiera delle calzature. 

L’impresa però stenta a decollare. C’è l’opposizione del comune di Gricignano, ma soprattutto dei proprietari dei fondi, per niente soddisfatti della valutazione del terreno che si sono visti espropriare.

L’impasse è superato “grazie” ai poteri sostitutivi dell’allora presidente della Campania, Antonio Bassolino (uomo inviso a Vincenzo De Luca, che intanto siede a Montecitorio) il quale nel 2002 autorizza il consorzio Asi di Caserta “ad occupare, in via temporanea ed urgente, le aree necessarie alla realizzazione dell’intervento previsto dal contratto di programma”. Scoppiano anche tafferugli.  

Nel 2006 la giunta Bassolino fissa le indennità di espropriazione da corrispondere ai proprietari, a marzo del 2007 si procede all’acquisizione delle aree. Piovono altri ricorsi. Fino alla Corte Costituzionale, che boccia la legge regionale di proroga dei piani regolatori delle Aree di sviluppo industriale. Il procedimento di acquisizione delle aree è illegittimo. Intanto, le aziende hanno già realizzato gli stabilimenti su quei terreni che, giuridicamente, tornano ai vecchi proprietari. Nuovo stallo.

Con l’avvento della giunta di Stefano Caldoro i manufatti ritornano, però, agli imprenditori, in cambio di un maggiore ristoro per l’esproprio subito. Ma non tutti si accontentano.

Altri ricorsi. Si vuole capire in cosa consista realmente il “maggiore ristoro” promesso da Caldoro rispetto alla precedente amministrazione Bassolino. 

E così passano 20 anni. In sella, a Palazzo Santa Lucia, arriva per la seconda volta lo sceriffo. È il 2021 quando De Luca affida, finalmente, all’Asi Caserta le aree diventate, ormai, ex Impreco per assegnarle alle imprese. Ma ci sono altri guai in arrivo.

La presidente dell’Asi, Raffaella Pignetti, avvia la procedura per una manifestazione di interesse. Gli imprenditori rispondono a valanga: un centinaio, alcuni anche di aziende importanti. Ma l’Asi non ha soldi per risarcire i proprietari, che così se ne fa carico la Regione, a condizione, però, che una volta rientrati con le assegnazioni, i soldi vengano restituiti alla Regione. E fin qui, nulla di strano. Ma la Regione vorrebbe anche gestire quei terreni che ha pagato.

Accade, però, che l’Asi intanto assegna, sia pure provvisoriamente, le aree disponibili a 24 di questi imprenditori. La qual cosa non è evidentemente gradita allo sceriffo. Nel frattempo, poi, i rapporti con la corrente Pd di Graziano, di cui Pignetti è parte, si sono ridotti ai minimi termini. E per far capire quanto sia arrabbiato con la presidente dell’Asi De Luca fa una manovra a tenaglia. Primo, con un articolo inserito all’ultim’ora nella legge finanziaria della Regione, approvata nell’antivigilia di capodanno, revoca la precedente disposizione di deroga (2020) a favore dell’Asi e riconduce tutta l’operazione sotto la sua ala (…le parole “dal consorzio Asi di Caserta” – recita l’articolo 64 della legge 18 del 2022) – sono sostituite dalle seguenti: “dalla Regione Campania”). Secondo, revoca la delibera della Pignetti e affida l’incarico di gestire la nuova assegnazione al suo amico e Commissario della Zes regionale (Zona economica speciale) Giosi Romano. Il quale, peraltro, è a capo di un ente che fa capo al governo centrale, non alla Regione.

Fioccano subito nuovi ricorsi: contro Romano e la Zes. Si chiede la sospensiva del nuovo bando in attesa del merito. La tesi è questa: l’assegnazione già c’è stata e non può essere modificata, da un organo che peraltro non è legittimato a farlo.

La sentenza del Tar sarebbe arrivata a luglio scorso. Ma non è stata mai emessa. Nel frattempo, infatti, Romano ha revocato la delibera.

Tutto finito? Chi può dirlo. Resta il pasticciaccio.