Basilicata, a Laino Borgo nuovi scavi archeologici e la Giudaica per Venerdì Santo

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“Sulla Strada Regia delle Calabrie, in Basilicata c’è un piccolo ma meraviglioso borgo: Laino Borgo, primo paese della Calabria, venendo dalla Basilicata ed è parte del Geoparco Unesco del Pollino, inoltre si trova tra due fiumi di cui uno è il Lao frequentato per il rafting. Dal 2019 sono in corso gli scavi archeologici che hanno portato alla luce una città con numerose abitazioni. Sono stati rinvenute anche tombe con anfore e numerosi oggetti. E’ venuta alla luce una grande città con una maglia viaria regolare attorno alle abitazioni, muri perfettamente allineati, una serie di reperti (figure fittili, testine, oggetti di ornamento, monete e anche uno scheletro) sono i risultati evidenti della prima campagna di scavi archeologici compiuta dall’equipe del professore Fabrizio Mollo dell’Università degli Studi di Messina.

Gli scavi hanno portato alla scoperta anche i resti di uno scheletro umano. I crolli dei muri e tetto collegati alla microsismicità dell’area e alla presenza di faglie sismogenetiche, potrebbero aver causato la morte per schiacciamento di questa persona. L’abbandono della città è collocabile intorno alla metà del III secolo a.C., sulla base di moneta bronzea appartenente alla zecca lucana di Laos, rinvenuta a contatto col pavimento, mentre dal resto dello scavo provengono una decina di monete tutte riferibili a Laos e qualcuna a Thurii. I reperti portati alla luce in località San Gada, nella valle del fiume Lao, fanno presupporre che la città scoperta possa essere l’antica città magno-greca distrutta da un forte terremoto nel II secolo a.C., ovvero l’antica Laos. Dunque parliamo di testimonianze risalenti a 2200 anni fa!”. Lo ha affermato Mariangelina Russo, sindaco di Laino Borgo. E quest’anno, nel giorno del Venerdì Santo, il 7 Aprile sarà possibile ammirare la Giudaica rappresentazione che si svolge ogni due anni.

“Venerdì Santo, 7 Aprile, ritornerà la Giudaica che sarà tutta in costume: i soldati romani, le comparse, tutti saranno in abiti e costumi di allora. Avremo tutte le fasi: dall’Ultima Cena alla deposizione, passando per i momenti più significativi della passione, dal processo, alla Salita al Calvario. La Giudaica è una delle rappresentazioni più antiche del teatro itinerante popolare del Sud Italia. L’origine risalirebbe alla prima metà del XVII secolo – ha dichiarato Mariangelina Russo, sindaco di Laino Borgo – e prende spunto da uno scritto del ‘600. Ogni due anni, da allora gli abitanti del paese fanno rivivere il Venerdì Santo mettendo in scena tutte le fasi delle ultime ore della vita terrena di Gesù. Non è una processione ma è un teatro itinerante e le molteplici scene si svolgono in numerose località del paese e dura ben 7 ore. Inoltre chi assiste diventa parte integrante della scena e della rappresentazione. Le scene suscitano forti emozioni. Il Teatro Itinerante del Venerdì Santo si svolge proprio nel cuore del patrimonio culturale del paese che appartiene alla storia della Magna Grecia. Nel cuore del centro storico, restaurato abbiamo anche numerosi Murales legati alla storia del territorio”.

E a Laino Borgo c’è l’unico Monte Sacro del Sud Italia. Un Santuario con 16 cappelle. “Il complesso devozionale è da sempre conosciuto con il nome di Santuario delle Cappelle per la presenza di 16 cappelline, piccoli edifici di struttura semplice, costruite e decorate in diverse fasi a partire dal 1557 – ha proseguito la Russo – anno in cui il devoto lainese Domenico Longo inizia la costruzione delle edicole in un terreno di sua proprietà. E’ l’unico Sacro Monte dell’Italia meridionale, i Sacri Monti sono luoghi di culto edificati soprattutto nell’Italia settentrionale tra il 400 e il 600”. Dunque forte è il legame tra attualità, scavi archeologici e comunità. Numerosi i reperti portati alla luce.

“La presenza di copioso materiale di età arcaico-classica ed ellenistica disperso in numerose collezioni museali italiane e straniere (Castrovillari, Sibari, Marc, Mann, British) e le indicazioni raccolte attraverso la letteratura erudita – ha proseguito il sindaco Russo – che menzionano il rinvenimento in S. Gada di tanti manufatti e monete tra le quali certamente con il toro androprosopo, potrebbero aver offerto la suggestione circa la possibilità di derivare il toponimo Laino da quello della Laos greca arcaica. Senza voler dare alcuna paternità al sito, si tratta di un insediamento abitativo di età arcaica inserito in un contesto territoriale che presenta tratti inequivocabilmente indigeno-enotri, come le ricerche effettuate nelle vicine località Foresta e Petruzzolo di Castelluccio. Sicuramente sul pianoro di S. Gada si sviluppa, senza apparenti cesure, anche un grande insediamento abitativo di età lucana, circondato da nuclei di necropoli e intorno al quale sembrano ruotare numerose fattorie.

Le testimonianze archeologiche del territorio per la fase ellenistica e poi romana potrebbero anche essere riferibili al centro lucano e poi romano di Nerulum (la cui ubicazione e identificazione proposte riguardano proprio le aree di Laino Borgo e Castelluccio) noto anche come statio riportata dall’Itinerarium Antonini, posizionato sui sottostanti terrazzi di San Promo, lungo il corso del fiume Lao. Si tratta di uno dei punti più agevoli di valico del Pollino oltre che area di transito e collegamento tra la Sibaritide, il Tirreno, la valle d’Agri, quella del Sinni e il Vallo di Diano. Ma solo gli scavi potranno confermare o smentire tutto quello sopra citato”.

Un piccolo borgo – gioiello ma un grande patrimonio archeologico. “Le ricerche archeologiche in corso a Laino Borgo sono davvero importanti. L’area è nota innanzitutto per il rinvenimento della famosa olla di Castelluccio con la touta, oggi conservata all’Altes Museum di Berlino; nel territorio di Laino Borgo sono noti numerosi rinvenimenti occasionali proveniente dalle località Santa Gada e San Dopo decenni è stata finalmente intrapresa un’indagine sistematica: dapprima nel 2018 è stata effettuata una ricognizione a tappeto delle aree comunali, concentrando l’attenzione sui terrazzi fluviali di San Primo e soprattutto sul grande plateau di S. Gada, ampio circa 40 ettari, un sistema di terrazzi precipiti sui lunghi lati est e ovest, inaccessibili, che degradano invece verso sud in corrispondenza del corso del fiume Lao. Le ricerche di superficie ci hanno restituito una frequentazione diffusa in tutta l’area, databile tra seconda metà VI e III sec. a. C. – ha concluso la Russo – una sorta di grande centro “urbano” che domina l’alto corso del fiume Lao, circondato da necropoli e occupato da Lucani ed Enotri. La fase arcaica, riferibile a genti indigene-enotrie, è documentabile attraverso la grande quantità di materiale coevo che proviene anche dalle vicine località di Forniglie, Fosso Figunno e dai siti scavati di Petruzzolo e Foresta di Castelluccio.

Per verificare meglio la situazione si è effettuato uno scavo in concessione ministeriale nell’estate 2019, che ha restituito, invece, due complessi di tipo abitativo databili tra IV e III sec. a. C. e riferibili ai Lucani. Nel saggio 2000 è stata individuata una serie di vani disposti intorno a un cortile scoperto rettangolare, con vano cucina-dispensa, vani deposito e di servizio, forse un vano che fungeva da spazio per pratiche cultuali ascrivibili al mondo femminile, vista la presenza di fibule e oggetti di ornamento personale oltre che testine, figurine di tanagrine e statuette. Il complesso risulta abbandonato repentinamente alla metà del III sec. a. C., forse per un sisma, a considerare la presenza della suppellettile all’interno dei vani e dalle tracce di crollo rinvenute nel saggio 1000, dove all’interno di un vano è stato rinvenuto lo scheletro di un uomo probabilmente morto schiacciato. Nell’area anche sulla base degli Itineraria romani tardi, va ipoteticamente ubicato l’insediamento romani di Nerulum, già oppidum lucano ricordato anche in un controverso passo di Livio, come preso dai Romani nel 317 a. C., durante la seconda guerra sannitica. Le distanze itinerarie, soprattutto l’incrocio dei dati tra la Annia Popiliae la Herculia, che non richiamo per brevità, ci suggeriscono di collocare questo centro proprio nell’area tra S. Primo e S. Gada.

Lo scavo e i materiali ci hanno restituito frustuli appartenenti a uno o più abitazioni di età lucana, calati all’interno di una maglia urbanistica apparentemente uniforme, visti gli ornamenti dei muri e i risultati delle prime prospezioni magnetometriche. Questo ci suggerisce la possibilità che ci troviamo di fronte a un’area urbana molto sviluppata e organizzata, occupata per lunghi secoli e forse poi in età romana spostatasi nella sottostante località di San Primo. Ma a queste assolutamente preliminari riflessioni devono seguire le nuove e più approfondite ricerche, pianificate per gli anni successivi”. La Strada Regia delle Calabrie una grande opportunità anche in ottica PNRR. “Ben 2200 anni di storia, 490 km da Napoli a Reggio Calabria, 44 città in 260 km di percorso studiato, 3 Regioni, 4 Province, 3 Parchi Nazionali, testimonianze di epoca romana, settecentesca, ottocentesca ma anche siti de neolitico e del paleolitico. Questa è la Strada Regia delle Calabrie, il cui marchio, il cui brand è stato presentato per la prima volta, oggi alla Stampa Estera. Uno studio realizzato sul campo, durato ben 8 anni, ha dato vita ad un progetto di sviluppo turistico – culturale e sociale che rappresenta una vera novità per l’Italia. Otto anni durante i quali abbiamo studiato le cartografie di fine ‘700 per ritrovare un patrimonio culturale straordinario – ha affermato Luca Esposito, architetto, storico, delegato Archeoclub D’Italia al Programma di Riqualificazione dei Borghi sulla Via Regia delle Calabrie – fatto di 30 Taverne ottocentesche, 40 ponti di epoca romana o ottocentesca. Siamo in presenza di 260 km di storie, volti e persone”, termina la nota stampa.