Se anche realizzassimo l’obiettivo del PNRR con una crescita del 4% sull’occupazione femminile, resteremmo fanalino di coda europeo, con il 56,5% di presenza femminile sul mercato del lavoro, contro il 68,8 della media europea. Inoltre solo il 29,5% delle donne ricopre posizioni manageriali, contro il 35,3% dell’Unione. Eppure, più donne al lavoro significherebbe anche crescita di ricchezza di 110 miliardi annui, secondo l’Istat. Sono alcuni dati emersi dall’incontro “Donne e lavoro: generare parità”, svolto dalla Fai-Cisl a Dro con le lavoratrici del comparto mele in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti della Donna. Un focus voluto dalla federazione agroalimentare cislina per valutare il rafforzamento degli strumenti di welfare e bilateralità anche in anche in vista dei futuri rinnovi contrattuali nazionali e provinciali.
“Strumenti già abbastanza diffusi nell’agroalimentare ma da implementare per favorire maggiore conciliazione tra vita e lavoro”, ha detto il Segretario generale Onofrio Rota, secondo cui “sostenere la parità di retribuzione, eliminare le molestie sui luoghi di lavoro, promuovere la partecipazione delle donne agli organi decisionali nel mondo del lavoro, sono tutti impegni che stanno caratterizzando la buona contrattazione, da affiancare al costante dialogo sociale e a una cultura della parità e del rispetto che deve partire dai linguaggi quotidiani”.Nel 2021 la ricchezza generata dall’agricoltura in Trentino Altro Adige è stata di oltre 2 miliardi di euro: il comparto è in crescita ed incide per il 7% sul totale Nord-Italia e 3% sul totale nazionale. Il 52% è rappresentato dai comparti frutticolo (31%) e zootecnia (21%), cui si affiancano le attività secondarie come agriturismi, trasformazione del latte, carne, produzione di energia rinnovabile, vitivinicoltura.Sempre in regione, è emerso dall’incontro, gli impiegati, quadri e dirigenti in agricoltura incidono per il 4% e nel periodo 2016-21 mostrano una crescita del 19%, più sostenuta rispetto a Nord e Italia (+10% e +6,5%); mentre gli operai sono oltre 56.100, dei quali il 90% a tempo determinato, oltre 30 mila nella Provincia Autonoma di Bolzano e poco più di 26 mila nella Provincia Autonoma di Trento. Tra gli operai agricoli le donne sono il 30%, in linea più o meno con la tendenza nazionale, ma la loro percentuale scende al 15% tra il personale a tempo indeterminato e sale al 36% tra i lavoratori autonomi. Tendenza confermata anche tra i 29.600 lavoratori agricoli stranieri, che in regione incidono sul totale per il 53%, di cui il 29% donne.
All’iniziativa, insieme alle testimonianze di diverse lavoratrici sono intervenuti anche il Sindaco di Dro Claudio Mimiola e l’Assessora all’agricoltura e foreste della Provincia autonoma di Trento Giulia Zanotelli: “Le politiche finalizzate a garantire a tutte e tutti pari opportunità – ha detto l’Assessora – rappresentano una strategia irrinunciabile per ogni azienda o istituzione. Il settore agroalimentare ha da sempre un peso particolarmente rilevante nell’economia locale: tutte le iniziative assunte dai suoi attori possono avere di conseguenza un impatto positivo ampio sul nostro territorio generando sviluppo e integrazione sociale, e in questo senso anche l’aumento del numero delle aziende a conduzione femminile registrato negli ultimi anni assume un significato davvero importante”. Ma non è tutto. Fondamentale, ha ricordato infatti Zanotelli, è la cooperazione tra pubblico e privato finalizzata al progresso sociale: “Occorre coinvolgere imprese e istituzioni nello sviluppo di un percorso capace di garantire crescente conciliazione tra vita e lavoro, tutelando, ad esempio, la condizione delle mamme lavoratrici, inoltre sono fondamentali le iniziative di solidarietà capaci di intervenire nelle situazioni di disagio aiutando le donne a superare le problematiche più gravi riconquistando così sicurezza, dignità e libertà”.Per il Presidente del Consorzio La Trentina, Rodolfo Brochetti, “il lavoro, non diversamente dall’istruzione, è storicamente un motore di progresso e un’opportunità di emancipazione nella società”.
“Da sempre – ha aggiunto intervenendo al confronto – il settore agroalimentare svolge in questo senso un ruolo chiave soprattutto in un’area geografica come la nostra, caratterizzata da una forte incidenza del comparto sull’economia nel suo complesso. In questo quadro le donne hanno saputo offrire un contributo unico: da un lato, proponendosi come forza di cambiamento sul piano culturale; dall’altro, interpretando, forse meglio dei loro colleghi, la missione di cura e tutela della materia prima come prerequisito per una produzione di qualità a beneficio dei consumatori e del territorio”.“Questa giornata ci ricorda quanto ancora ci sia da fare per superare definitivamente gli ostacoli tuttora presenti sulla strada verso la parità di genere”, ha detto invece Paolo Gerevini, direttore generale di Melinda. “La buona notizia è che negli ultimi anni la società in cui viviamo sperimenta una crescente sensibilità nei confronti di questo tema alimentando così un sempre più intenso stimolo al cambiamento. Melinda ha assunto da tempo un impegno concreto per l’inclusione e le pari opportunità, consapevole di poter dare un contributo importante a un nuovo modello di sviluppo sociale”. La ricercatrice Francesca Valente ha infine descritto i trend del divario di genere e dell’occupazione femminile, ricordando che ogni anno in Italia almeno 20 mila donne si licenziano dopo aver avuto un figlio perché non riescono a conciliare vita familiare e lavorativa. Per il sindacato sono intervenute anche la Segretaria nazionale Fai-Cisl Raffaella Buonaguro e Katia Negri, Segretaria Generale Fai-Cisl Trentino: “Alla politica provinciale – ha detto la sindacalista – chiediamo una maggiore sinergia per costruire soluzioni concrete come asili aziendali e supporti a chi si prende cura dei carichi familiari”, termina la nota stampa.