“A un anno dall’inizio del conflitto, l’aggressione russa al popolo ucraino si afferma sempre più come una tragedia nel cuore dell’Europa, sulla quale abbiamo preso da subito una posizione chiara che chiediamo al Governo di continuare a sostenere: nessuna equidistanza, perché da un lato abbiamo un autocrate che contava in un’azione lampo per spostare i confini con l’azione militare e, dall’altro, un popolo aggredito che lotta per la democrazia e l’autodeterminazione.
Ecco perché siamo per una tregua immediata che parta necessariamente dal cessate il fuoco delle forze russe”. Lo ha detto il Segretario generale della Fai-Cisl Onofrio Rota aprendo a Roma il seminario “Il cibo cambia il mondo?” sui nuovi scenari globali, con la partecipazione di Vittorio Emanuele Parsi, Alessandro Maran e Nathalie Tocci.“Va invocata non una pace qualunque, ma una pace giusta – ha detto Rota – che preveda negoziati reali con il protagonismo delle diplomazie, dell’Onu e dell’Europa: il vecchio continente deve imporsi come interlocutore primario con Usa e Cina per proporre l’avvio di una pace immediata e duratura. Da parte nostra – ha aggiunto il leader della Federazione agroalimentare cislina – chiederemo all’Effat, sindacato europeo di categoria, di contribuire con la confederazione continentale e mondiale a promuovere questa posizione, chiedendo un confronto triangolare per risolvere il conflitto”.Sull’impatto della guerra il sindacalista ha sottolineato che “l’agroalimentare italiano sta dimostrando una propria resilienza, soprattutto attraverso l’export, che nel 2022 ha fatto registrare il nuovo record oltrepassando il valore dei 60 miliardi di euro, ma la crescita sarebbe ancora più alta se il mercato mondiale fosse concorrenziale in modo meno sleale, per questo dobbiamo tutti contribuire a tutelare la dieta mediterranea dall’italian sounding, dal nutriscore, dalla carne sintetica, dalle etichette allarmistiche sul vino”. “Siamo preoccupati – ha aggiunto Rota – anche dal pacchetto anti-inflazione degli Usa che potrà creare effetti distorsivi senza una risposta adeguata di natura comunitaria che vada ben oltre i singoli aiuti di Stato: sarà fondamentale tutelare veramente tutti i lavoratori europei senza svantaggiare l’area latina e mediterranea”.In conclusione Rota ha richiamato l’attenzione anche ai fondi del Pnrr: “Forse non è sufficiente, anche per la nostra impreparazione ad attuarlo sul territorio, ma senz’altro è un’opportunità irripetibile. Per noi il Pnrr deve servire a creare nuova e buona occupazione nel primario. Questo vuol dire saper prendere posizione in termini di politica internazionale, sapere da che parte stare, anche per rendere le imprese e il lavoro più resilienti davanti alle grandi criticità attuali: inflazione, crisi climatica, autosufficienza energetica. Questo si lega al grande tema delle ‘tute verdi’ che rappresentiamo: l’agroalimentare non tiene se non investiamo sul lavoro di qualità, sulle competenze, sulla buona occupazione anche nei settori connessi, come forestazione e consorzi di bonifica, che sono strategici per l’energia verde e per mettere in sicurezza il territorio davanti ai cambiamenti climatici”.
Fonte e Foto: Comunicato Stampa Ufficio Stampa FAI-CISL